Out of Nowhere, La Guerra dei Mannari

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Apple90
view post Posted on 8/10/2008, 16:25




Ciao a tutti, sono nuova e spero leggiate la mia prima ff su twilight, che mi ha affascinato fin dal primo momento in cui ho iniziato a leggerlo! Purtroppo nel Prologo NON sono presenti i protagonistil, che rivedremo più avanti (ci tengo ad avvisare :P ) Che dire d'altro? Buona lettura!

Out of Nowhere
La Guerra dei Mannari




By Apple90
Twilight Spin-Off



Prologo




<< Ispettore Lawrence. 5681. Passo.>> Martin Lawrence staccò le labbra dalla ricetrasmittente e gettò un’occhiata al panorama cupo che si estendeva fuori dal finestrino della BMW parcheggiata in seconda fila lungo la trafficata Mortimer Street. A Londra aveva smesso di piovere da poco e già l’odore di umidità mescolato all’inquinamento si stava trasformando in un fetore soffocante.
Era quasi una settimana che la ricetrasmittente non squillava per un’emergenza. Sette giorni dall’ultimo furtarello di zona da parte di un afroamericano che era stato scortato in centrale senza nemmeno opporre resistenza. Gli parve quasi impossibile avvertire quel metallico suono intermittente all’interno dell’abitacolo, accompagnato dalla famigliare scarica di adrenalina lungo la schiena. Stava di nuovo per entrare in azione. Finalmente.
<< E’ stata segnalata una rivolta nei pressi di Chinatown. Ripeto. Rivolta nei pressi di Chinatown. E’ coinvolta una dozzina di civili. Clark e Thomas necessitano rinforzi.>>
<< Merda.>> Lawrence gettò senza ritegno il mozzicone di sigaretta nel posacenere ormai pieno. << Stiamo arrivando.>>
Al suo fianco, con un cheeseburger del McDonald’s avvolto in un sacchetto oleoso e una Coca Light appoggiata in equilibrio precario sul sedile, l’Ispettore Larry Spencer emise un sospiro rassegnato. Era il genere di uomo ormai prossimo alla pensione, stanco di sentirsi proiettato nell’azione improvvisa che rientrava nella vita di ogni poliziotto. Alle sue spalle c’erano trent’anni anni di onorato servizio e Lawrence odiava più di ogni altra cosa al mondo interrompere il suo pranzo. Ma fu costretto a farlo.
<< E’ successo un casino a Chinatown. Clark e Thomas sono già sul posto e hanno bisogno di rinforzi.>>
Larry si passò una mano nei radi capelli grigi. << L’ultima volta che i tifosi del Chelsea e dell’Arsenal si sono pestati giù a Soho, hanno raso al suolo Carnaby Street.>>
<< Non si tratta di calcio, Larry. A dire il vero, non so davvero che cos’abbia innescato una rivolta. Ma dobbiamo intervenire.>> Lawrence sospirò. << Coraggio, metti da parte il McDonald’s e tira fuori la sirena.>>
Il rombo acuto della BMW fece da sfondo ai lampeggianti blu e bianchi che strepitavano sul tettuccio. Lawrence avvertì l’ebbrezza di sfrecciare a centoventi all’ora nel traffico, compiendo manovre brusche per scansare i lenti autobus a due piani incolonnati nella corsia laterale della carreggiata. In un certo senso, si sentì rinato. Aveva trascorso troppi pomeriggi rinchiuso in un umido ufficio di Victoria Street a spulciare vecchi casi di rapimento mai risolti. Ma ora l’ispettore Martin Robert Lawrence era tornato e, in un modo o nell’altro, avrebbe fatto vedere a quelle facce di merda dei suoi superiori che meritava in pieno il suo distintivo.
Impiegarono poco meno di dieci minuti per raggiungere Chinatown e la sua fitta ramificazione di vicoli che si perdevano nel vasto quartiere di Soho, affollato come ogni giorno da turisti, mercatini, piccole botteghe, spacciatori in incognito e locali notturni.
<< Cristo santo, non avevi detto una dozzina di persone?>> esclamò Larry, terrorizzato.
E in un attimo Lawrence capì che cos’aveva spaventato il collega: nell’angolo più remoto del viale che stavano attraversando, alle spalle di un take-away thailandese, intravide una folla indistinta e vociante che si faceva strada all’interno di un vicolo. Non facevano parte di un’etnia ben precisa e non erano spinti in quel luogo da motivi religiosi. Imbracciavamo spranghe, coltelli, mazze di legno e idranti; o, più semplicemente, armi improvvisate reperite per strada. Un’orda indemoniata e incontrollabile, che aveva lasciato dietro di sé i segni evidenti del suo passaggio. A destra lungo il marciapiede erano stati danneggiati due furgoncini di un’agenzia di traslochi. Poco più avanti, un bidone ribaltato e una volante della polizia giacevano in fiamme in mezzo alla strada. Era un inferno.
<< Oh, merda.>> Lawrence pigiò con veemenza il pedale del freno. Avvertì le ruote sgommare, mentre la BMW si fermava bruscamente sul marciapiede. << Dove sono finiti Clark e Thomas, maledizione?>>
<< Forse sono nel vicolo, davanti alla ressa.>> ipotizzò Larry, che stava caricando la sua Calibro12. << In ogni modo, c’è bisogno di avvisare altri rinforzi. Sono troppi per essere contenuti da due pattuglie.>>
<< Rimani qui, Larry, e avvisa la centrale.>> Lawrence balzò fuori dalla vettura con la stessa foga di un boxer alle prese con un avversario troppo potente, che voleva atterrare ad ogni costo. << Devo trovare quei due idioti. Probabilmente si sono lasciati sopraffare dalla folla. Che Dio abbia pietà di loro quando il capo scoprirà il casino che è successo.>> Estrasse rapidamente la pistola dalla fondina nascosta sotto la giacca, senza più voltarsi verso l’auto. << Ci vediamo dopo.>>
<< Ehi, Martin, si può sapere cosa diavolo stai facendo?>> Udì i passi di Larry alle sue spalle e il tonfo della portiera che veniva chiusa con impeto. << Siamo una squadra, non ti lascio da solo a farti ammazzare da quei teppisti!>>
<< Torna in macchina, ho detto.>> ripeté Lawrence.
<< Stai forse insinuando che sono anziano per questo incarico? Bene, forse ho ventidue anni più di te e qualche chilo di troppo sulle gambe, ma la mia piccola Sally non mi ha mai tradito. E non lo farà nemmeno oggi.>> Larry strinse la Calibro12 con entrambe le mani, additando la folla di rivoltosi a una trentina di metri di distanza. << Altro dettaglio non trascurabile, Rambo: il capopattuglia sono io.>>
Lawrence si ritrovò ad annuire, rassegnato. << Coprimi le spalle. E avvisa la centrale.>> Sbuffò. << Per favore.>>
<< Ho capito.>> tutto l’entusiasmo fanciullesco che fino a quel momento aveva illuminato lo sguardo di Larry Spencer, si dissolse. << Vai a giocare a guardia e ladri, Martin.>>
Lawrence non se lo fece ripetere due volte. Avanzò con cautela e si accorse che le sue gambe stentavano a rispondere ai comandi man mano che la distanza con il punto focale della rivolta diminuiva. Dov’era finito il vecchio Martin “Pantera” Lawrence, uno dei pochi agenti di colore di Scotland Yard ad aver messo dietro le sbarre la maggior parte dei trafficanti afroamericani di Southwank? Ma ora era diverso. E lo sapeva fin troppo bene. C’era qualcosa di irrazionale e incredibile nascosto dietro quello scoppio improvviso di violenza.
Notò il corpicino esile del Sergente Henry Clark steso a terra con il naso fracassato e la camicia zuppa di sangue. Era seminascosto da due grossi uomini sulla quarantina armati di spranghe che si stavano occupando di tenere lontani gli agenti dal resto del gruppo.
Lawrence impiegò pochi secondi per giungere alla conclusione che non avrebbe potuto fare nulla per il suo collega, a meno che non si fosse messo a sparare all’impazzata tenendo conto che cinquanta persone armate gli sarebbero saltate addosso.
Prima che qualcuno si accorgesse della sua presenza, ripiegò verso la BMW e costrinse senza mezzi termini Larry a salirvi a bordo. << Vogliono la guerra? E l’avranno, quegli stronzi di strada. Eccome se l’avranno.>> Fece il giro dell’isolato e attese che la centrale confermasse l’invio di nuove volanti in zona. Poi lui e Larry scesero rapidamente e corsero incontro alla rivolta, dal lato del vicolo dove la maggior parte delle persone si era riunita. Perlomeno, avrebbero potuto capire il motivo di quella ribellione.
E la vide.
Era poco più che una ragazza, a dire il vero. Statura non molto elevata, fisico esile e asciutto. Una folta chioma di capelli rossi legati in una lunga treccia, che facevano da sfondo al pallore innaturale del suo volto, alle iridi nere come delle pece.
Indossava un mantello verde bottiglia con un’effige dorata ricamata sulla schiena e sul petto, dei paragomiti e un corpetto intrecciato tanto simile a un giubbotto antiproiettili. Ma, al contrario di quel che si era aspettato, era disarmata.
Per un breve istante, i suoi occhi minacciosi incrociarono quelli di Lawrence, e la ragazza emise un ringhio cupo e bestiale.
Era lei che la folla invocava con così tanta foga. Era lei a essere nel mirino di tutti quei rivoltosi, che la stavano accerchiando come una bestia pronta per il macello. Un vampiro.
Lawrence si fece avanti e sparò due colpi in aria. Come aveva previsto, gran parte delle persone si fecero indietro. Non erano teppisti né criminali, ma individui che avevano validi motivi per odiare i vampiri. I primi esemplari erano usciti allo scoperto il mese prima, sorpresi nel cuore della notte al largo di Sheffield durante una caccia notturna. I più temerari si erano spinti in città, uccidendo alcune donne nel Surrey. E ora, spuntata dal nulla, un vampiro femmina si stava aggirando nel centro di Londra, braccata dalla folla armata e scalpitante. Se solo avesse avuto, avrebbe potuto uccidere quelle persone uno a uno, senza pietà. Ma si era fermata. Perché?
Si era trovato spesso a fare i conti con loro. E quel pomeriggio ne era l’ennesima conferma.
<< Polizia!>> ululò Lawrence, all’unisono con Larry. << Polizia, maledizione, fate largo!>>
Sgomitò fra una coppia di cinesi urlanti e, la pistola ben stretta in mano, si ritrovò faccia a faccia con la ragazza. Aveva paura, glielo lesse in volto. Una paura fottuta che la folla la uccidesse. O uccidesse lui.
Vampiro o non vampiro, non era in grado di affrontare un simile numero di persone.
<< Sono l’Ispettore Martin Lawrence di New Scotland Yard.>> Lawrence sollevò la pistola, il distintivo ben in mostra appuntato al taschino. Era elettrizzato e allo stesso tempo terrorizzato a morte. Ma fu come se la mente e il corpo fossero due ambienti asettici e separati fra loro. Non avvertiva più le fitte di panico allo stomaco o il tremore alle gambe.
<< Fai come ti dico e non succederà niente, okay? Non voglio farti del male. E sono sicuro che tu non vuoi farne a me, non è vero?>> Deglutì, temendo di ottenere una risposta negativa. Invece la rossa annuì a sua volta. << Bene. Ora voltati verso il muro e tieni le mani dietro la nuca. Se obbedirai ti porteremo via di qui e nessuno ti farà niente.>>
Larry sparò un colpo in aria. Divaricò l’altra mano per tenere indietro alcuni ragazzi particolarmente nervosi. << State indietro, cazzo!>>
Il vampiro rimase immobile. Non abbassò lo sguardo dalla folla, né tantomeno accennò a voltarsi verso la parete alla quale si stava aggrappando.
<< Voltati verso il muro.>> ripeté Lawrence. << Parli inglese, ragazza? Capisci ciò che ti sto dicendo?>>
Il Vampiro annuì, e i suoi occhi innocenti s’infiammarono di un bagliore violento.
Successe tutto in un lampo. Lawrence avvertì una profonda sensazione di vuoto allo stomaco, accompagnata dal bruciore atroce di tutte le giunture. Un lampo di luce rossa lo colpì di striscio alla spalla e fu proiettato in aria, piroettando sopra la folla fino a qualche metro di distanza. Atterrò addosso a un uomo e lo sentì gemere dal dolore nella caduta. E in un attimo le urla e il caos incendiò il vicolo. Altre persone volarono per aria come burattini. I due cinesi, invece, furono colpiti da un bagliore accecante e rimasero fermi e rigidi sul posto come se qualcuno li avesse immobilizzati nel cemento a presa rapida.
<< Smettila immediatamente, vampiro!>> urlò la voce di Larry, nel fuggifuggi generale. << Smettila o dovrò ucciderti. Non costringermi a farlo!>>
Ma chi credeva di prendere in giro? Sapeva bene che quella bestia avrebbe venduto cara la pelle, prima di placarsi.
Ne seguirono tre spari.
Lawrence imprecò e si rimise in piedi asciugandosi il sangue che gli colava copioso dal naso. Non sapeva dov’era finita la sua pistola. Poi alzò lo sguardo e intravide il vampiro piegare le braccia in un movimento articolato: i tre proiettili sopraggiunsero all’altezza del suo stomaco, si fermarono a mezz’aria per qualche lungo istante, poi furono rispediti indietro al mittente alla medesima velocità. Larry fu colpito a una costola e al petto. Indietreggiò fino a cozzare la schiena contro il muro, e lì si accasciò come una bambola di pezza.
<< NO!>>
Il tempo rallentò e Lawrence perse del tutto la sensibilità del proprio corpo, la testa immersa nell’ira più cieca, impossibilitato a controllare ogni movimento. Si mosse e basta, dettato dall’istinto primitivo della vendetta. Raccolse la piccola Sally accanto al cadavere di Larry e la sollevò in direzione del vampiro. Sapeva fin troppo bene che non avrebbe avuto alcun effetto, ma valeva la pena di tentare.
Premette il grilletto cinque volte, senza temerne le conseguenze. E la colse di sprovvista. Non aveva attirato la sua attenzione, e lei pareva troppo impegnata a respingere il resto della rivolta per prestare attenzione al corpo di Larry.
Il cuore di Lawrence ruggì trionfante quando vide le pallottole conficcarsi nel petto della ragazza. I suoi occhi verdi dilatarsi per la sorpresa, la bocca serrarsi in un ultimo grido soffocato. Lasciò andare il ragazzo che stava tentando di azzannare e crollò inerte a terra come aveva fatto Larry – o ogni altro essere umano - ed il suo sguardo vuoto fissò un punto indeterminato del cielo coperti di nubi.
Ma gli uomini non smisero di essere sbalzati per aria. Iniziarono a crollare a terra uno a uno, urlando, scalpitando, tentando di farsi scudo a vicenda. Morti. Come un susseguirsi di esplosioni verdi che li uccidevano senza concedergli il tempo di riflettere. O di fuggire.
Lawrence seppe che avrebbe fatto la stessa fine, se non si fosse allontanato in tempo. Ma dove nascondersi? L’unica cosa che gli venne in mente fu gettarsi a terra, accanto al cadavere di Larry, fingendosi morto esattamente come lui, macchiato del suo stesso sangue. Giù sul freddo asfalto, mentre anche i cinesi fossilizzati venivano spazzati via dalla luce verde e crollavano anch’essi privi di vita.
Poi, dalla nebbia del vicolo, apparve un’ombra. Una persona avvolta nello stesso mantello verde e dorato del vampiro dai capelli rossi. Balzò come una bestia incollerita alle spalle di uno dei sopravvissuti e gli spezzò il setto nasale con un pugno. Poi lo spinse contro il muro. Gli assestò un altro colpo violento allo stomaco, facendo comparire dal nulla un pugnale affilato che gli premette in mezzo agli occhi. Non proferì parola, mentre gli dava le spalle. Ma l’uomo dal naso frantumato iniziò a contorcersi a terra e gridare.
Lawrence fu colto da uno spasmo di paura. Tornò ad avvertire il dolore della caduta, della sofferenza patita in quel vicolo. D’improvviso, tutto iniziò a farsi sfocato. Prima che la tua testa cadesse inerte all’indietro, addosso al cadavere di Larry Spencer, riuscì a intravedere una sottile cicatrice che segnava il volto del vampiro, che stava correndo verso la compagna ormai morta. L’aveva uccisa. Aveva ucciso un vampiro.

*°*°*°*°*



Aspetto i vostri commenti!

 
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sery!!
view post Posted on 8/10/2008, 17:28




è scritta bene ma nn ho capito cosa centra con twilight?
 
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Apple90
view post Posted on 8/10/2008, 20:26




CITAZIONE (sery!! @ 8/10/2008, 18:28)
è scritta bene ma nn ho capito cosa centra con twilight?

E' solo il prologo. :D Eccome se è su twilight, lo vedrai proprio dal prossimo cap. ^_^
 
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sery!!
view post Posted on 8/10/2008, 20:38




allora lo aspetto ^^
 
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Apple90
view post Posted on 9/10/2008, 22:02




Ecco il secondo capitolo, spero vi possa piacere!
[ricordo che la ff è una spin off che si inserisce dopo new moon]

Capitolo 1
L’inizio del Nulla



Jacob sollevò il cofano del vecchio pick-up ed emise quello che a Bella parve uno sbuffo arrendevole. Poi si chinò in avanti, con una chiave inglese stretta fra i denti, perquisendo per l’ennesima volta un motore che non sembrava manifestare l’intenzione di funzionare.
Il sole di mezzogiorno rifletteva sulla sua pelle olivastra visibili striature di sudore. Indossava una camicia larga sbottonata, un vecchio paio di jeans macchiati di olio e delle All Star logore.
<< Mi dispiace essere portatore di cattive notizie.>> borbottò Jacob, qualche istante dopo. E batté leggermente con la punta della chiave inglese una parte interna del motore, le mani ormai intrise di olio raffermo. << Credo sia andato.>>
<< Oh, merda.>>
<< So cosa stai provando. Anch’io tendo ad affezionarmi alle mie cose. Troppo.>> Jacob sospirò, e nell’allusione di quello sguardo c’era il risentimento di un’amicizia sospesa sul filo di un rasoio. Quella situazione si faceva sempre più assurda, giorno dopo giorno.
Bella si sentì avvampare e fu costretta a distogliere lo sguardo dall’amico, concentrandosi miseramente sui propri piedi. Quel mattino il suo Pick-up l’aveva abbandonata nel bel mezzo della strada che collegava La Push al villaggio di Forks - nient’altro che un sentiero tortuoso abbandonato nel bosco – ed era stata costretta a richiedere il supporto del suo meccanico preferito.
Ovviamente, Jacob non si era tirato indietro. Nell’arco di pochi istanti sembrava aver già individuato il problema. << Credo si tratti della cinghia di distribuzione. E’ già un miracolo che si sia retto in piedi per tutti questi anni. Non mi meraviglio che sia giunta la sua ora.>> E, con un sospiro ben più eloquente del previsto, soggiunse: << Non è certo immortale, Bells.>>
<< Già.>> mormorò lei. Ma dentro di sé, come un fiume in piena, avrebbe voluto dare un taglio a quelle battute velate, a quella maledetta convinzione di essere stato escluso una volta per tutte dalla sua vita. Jacob non si sarebbe mai accontentato di una semplice amicizia, ma era tutto ciò che Bella poteva offrirgli in quel momento. Prendere o rifiutare, senza dolorose vie di mezzo. Invece Jacob sembrava divertirsi a giocare al rialzo, punzecchiandola ogniqualvolta ne avesse l’occasione.
<< Sei in grado ai ripararlo, Jake?>> domandò Bella, con tono apprensivo.
Lui tornò a scrutare torvo gli ingranaggi metallici del motore, tenendo il cofano aperto sopra la sua testa con una mano. Le sue spalle larghe e muscolose sembravano essersi irrobustite ulteriormente dopo la fine dell’inverno. << Posso provarci, Bells, ma non ti assicuro nulla di buono.>>
<< Grazie.>>
<< Ti richiamo quando avrò novità. Ci vorranno un paio di giorni per trovare i pezzi. Nel frattempo, puoi farti accompagnare a casa da mio padre. Ho sentito che doveva vedersi con Charlie per i play-off, questa sera. Trasmettono il match in televisione.>>
<< Ah.>> Fu tutto ciò che Bella riuscì a dire. Era evidente quando Jacob si sforzasse di guardarla, come se non desiderasse altro che se ne andasse da quell’umido garage, varcando per sempre i confini di La Push. Un desiderio convulso le si artigliò allo stomaco e la supplicò di uscire all’aria aperta. Aveva bisogno di riflettere. Senza il suo pick-up, la sua autonomia si sarebbe presto annullata. La prospettiva di essere accompagnata a scuola a bordo dell’auto di polizia di Charlie non contribuì a migliorare il suo umore.
Un quarto d’ora dopo Bella era a bordo del vecchio Ford 4x4 di Billy, che aveva rimediato un paio di mesi prima a un’asta pubblica indetta della polizia cittadina. (Bella aveva seri dubbi sul fatto che Billy e Charlie avessero brogliato l’asta per riuscire ad ottenere quel rottame, che osavano definire “fuoristrada”, per le loro battute di pesca) Billy era meno loquace del solito, e significò rimanere in silenzio durante tutto il viaggio. A Bella, tutto sommato, non dispiacque affatto. Si godette il vento tra i capelli, affacciata dal finestrino, dimenticando per qualche breve istante il guasto al pick-up e gli apri conflitti familiari che da qualche settimana tenevano banco in casa Swan.
<< Charlie è preoccupato per te.>> Non era una domanda. Billy si schiarì la voce mentre guardava la strada, le mani salde sul volante. << Anche mio figlio lo è, Bella. Eccome.>>
<< Non c’è niente di cui preoccuparsi. Sto bene.>> borbottò Bella, che rinsavì dal coma nel quale era precipitata durante tutto il viaggio. << Voglio dire, è dal tuffo dalla Scogliera che ho chiuso con i guai. Hanno smesso di perseguitarmi. O almeno spero.>>
<< Non mi stavo riferendo a quello.>>
<< Lo immaginavo.>>
<< Come sta Edward?>>
Glielo chiese d’improvviso, a bruciapelo, come se le parole che sgorgavano dalla sua bocca riguardassero un match di basket in televisione. O l’ultimo argomento studiato a scuola.
<< Bene.>> rispose Bella.
Il silenzio tornò a regnare sovrano nell’abitacolo del fuoristrada. Dopo un po’ Billy tornò a schiarirsi la voce. << Charlie ha detto che intendete andare al College, dopo la consegna dei Diplomi.>>
<< Già.>> Bella tornò ad affacciarsi dal finestrino.
Passarono davanti al negozio di articoli sportivi dei Newton, e Bella poté intravedere la figura sfocata Mike appena visibile attraverso le vetrine, dietro il bancone.
<< Puoi lasciarmi qui, Billy. Credo andrò a far visita ai Newton, prima di tornare a casa.>>
<< Ne sei sicura?>> le chiese Billy. Nei suoi occhi si lesse un velo di preoccupazione. Evidentemente aveva promesso a Charlie che l’avrebbe riportata a casa sana e salva con il suo Ford 4x4.
Bella annuì. << Dì a Charlie che troverò un passaggio. Stasera c’è una partita importante, no? Non voglio che mi venga a prendere o che si preoccupi inutilmente per me. Godetevi la serata. Sarò da voi per cena.>>
<< Come vuoi, Bella.>>
Bella osservò il fuoristrada allontanarsi sferragliando lungo la strada, e per pochi istanti fece finta di incamminarsi verso il negozio dei Newton. Non appena il Ford 4x4 di Billy fu sparito dietro l’angolo, cambiò rapidamente direzione e s’avviò a grandi passi al parco cittadino di Forks.
Non era un granché, con la sua aria poco curata e i cespugli che facevano capolino agli angoli del sentiero. Non come il vasto parco di Phoenix dove Reneè la accompagnava sempre quando era piccola, certo, o le immense distese boscose di La Push. Ma quel pomeriggio si accontentò. Procedette speditamente in direzione del minuscolo lago artificiale, accanto alla pista da pattinaggio deserta. Il cemento era duro e sembrava così vecchio da essersi incrostato sulla strada come la corteccia di un albero. Sedette in equilibrio precario su una ringhiera, fissando il panorama cupo intorno a lei.
Il luogo migliore per riflettere. Lontana dal mondo. Lontana dai Cullen. Per un attimo, ebbe l’impressione che Alice potesse prevedere dove si trovava, ma le scelte improvvise e poco ragionate contribuivano a mandare all’aria ogni sua visione del futuro. Meglio così. Aveva un buon margine di vantaggio per rimanere da sola, in quell’umido parco cittadino, e pensare alla proposta di Edward.
Sposami. Le aveva detto. E’ l’unica condizione perché io accetti di trasformarti.
Una condizione ben più pesante di quello che lui poteva immaginare. In fondo, a diciotto anni, quante ragazze pensavano seriamente al matrimonio? Era come trovarsi sulla sommità di un baratro. Le sarebbe bastato il più lieve soffio di vento per precipitare nel vuoto, con il solo rimpianto di essersi rovinata la vita ancora una volta.
Perché rifiutare? Lo amava, ed era un dato di fatto. Perché non ufficializzare il loro legame?
Frena, Bells. Stai correndo troppo.
Carlisle ed Esme sarebbero stati felici di accoglierla nella loro famiglia. In fondo, era da molto tempo che aspettavano la fine dei suoi tormenti. Rimanere un comune essere umano avrebbe compromesso irrimediabilmente il suo legame con Edward. Sarebbe invecchiata. E solo in quel momento percepì la morsa serrata allo stomaco, quando pensava a quella triste conseguenza. Aveva bisogno dell’immortalità come un’ape del miele. Lei, Bella Swan, avrebbe gettato alle ortiche la propria vita umana per trascorrere l’eternità al fianco di Edward. Ma avrebbe dovuto sposarlo.
Un fruscio di vento le scompigliò i capelli, accompagnato dal un lieve formicolio alla nuca. Tutto ad un tratto, ebbe come l’impressione che qualcuno la stesse osservando. Bella si voltò di scatto, ma non vide altro che solitudine e fitta vegetazione.
<< Ehi, Bella, che cosa ci fai qui?>>
Bella trasalì dallo spavento e per poco non ruzzolò dalla ringhiera.
Era Mike Newton, e stringeva in mano un sacchetto del Take-Away e la sgargiante polo arancione del negozio. << Ti ho vista scendere da un’auto e incamminarti verso il parco. Sola. Va tutto bene?>>
<< Sto bene.>> mentì Bella. << Stavo… facendo una passeggiata.>>
<< A quest’ora, Bells? In questo parco?>> Mike rise. Una risata che nascondeva un velo di malignità repressa. << E’ la prima volta che riesco a incontrarti senza che tu sia insieme a Edward.>> Non aveva trovato molte difficoltà a pronunciare il suo nome, ed era stato sincero: in quell’ultimo periodo, a scuola, Bella e Edward trascorrevano tutto il loro tempo insieme.
<< Sei sicura di stare bene?>> ripeté lui.
<< Ho molti pensieri per la testa.>>
<< Avete litigato?>>
Fu il turno di Bella per sfoderare un sorriso tetro. << Ci mancherebbe solo questa.>>
<< E allora cosa c’è che non va?>> Mike sedette al suo fianco con un piccolo balzo, e per qualche istante la ringhiera vibrò pericolosamente. Estrasse un muffin dal sacchetto dal Take-away e glielo porse, senza complimenti. << Mangia.>> Non era una domanda. << Ho sentito che i dolci sono il miglior metodo per sollevare l’umore delle persone. Magari riuscirai a dirmi cosa ti frulla per la testa.>>
Dopo il periodo in cui l’aveva considerata invisibile, e il naturale astio nei suoi occhi ogniqualvolta la osservava, Mike sembrava aver cambiato tattica. Voleva parlarle, dimostrarsi l’amico fedele conosciuto durante i primi giorni di scuola a Forks.
Bella accettò di buon grado il muffin. Ne staccò un morso rimirando l’asfalto dissestato del sentiero.
<< Okay, non vuoi parlarne.>> sospirò Mike, dopo un lungo silenzio. << Si è fatto tardi, e devo ancora finire la ricerca di geografia per la professoressa Steward. O rischierò un altro votaccio.>>
<< Mike.>> disse Bella, con un filo di voce. << Ti andrebbe di riaccompagnarmi a casa?>> Si strinse istintivamente nelle spalle. Chiedere un favore a Mike Newton, in certi casi, poteva risultare imbarazzante. << Grazie per il muffin.>>
Mike le rivolse un sorriso radioso. << Sono contento che abbia avuto effetto.>>

*°*°*°*

La Crysler color verde bottiglia del padre di Mike sembrava uscita da un film di gangster italoamericani. Era ampia, spaziosa e il rombo sordo e grintoso del motore accompagnò l’intero tragitto fino a casa di Charlie. Bella si ritrovò a chiacchierare con Mike per la prima volta dopo molto tempo: parlarono della scuola, di Angela e della ricerca di geografia. Poi l’argomento si spostò sulla consegna dei diplomi e Bella avvertì un’immancabile fitta allo stomaco. Era quella la data prefissata per la sua trasformazione.
Potremo sposarci dopo il diploma. E tu potrai realizzare il tuo sogno.
<< Siamo arrivati.>>
Le ruote della Crysler scricchiolarono sulla ghiaia del piccolo di spiazzo immerso nel bosco. Charlie e Billy avevano udito il rumore dell’auto e la stavano aspettando nell’ingresso, i volti incuriositi appena visibili nella semioscurità del tramonto.
Bella seppe solo in quel momento che un inspiegabile ritardo durante primo giorno di libertà vigilata – dopo il castigo che Charlie le aveva inflitto – non poteva significare altro che cattive notizie. Invece, con sua immensa sorpresa, Charlie sembrava molto meno nervoso del previsto. Salutò calorosamente Mike Newton e lo invitò a bere qualcosa, ma il ragazzo rifiutò educatamente.
<< Ho un sacco di compiti da finire.>> ammise. << Spero che l’invito sia sempre valido, in futuro. E’ stato un piacere averla rivista, signor Swan.>>
<< Augurati di non aver mai bisogno di me quando sono in servizio, ragazzo.>> Charlie gli strizzò l’occhio. << Grazie per aver riportato mia figlia a casa.>>
<< Dovere.>> rispose Mike, che si appoggiò alla Crysler con un sorriso smagliante dipinto sul volto. Aveva concordato con Bella di non dire nulla riguardo alle sue passeggiate al parco cittadino, o Charlie si sarebbe preoccupato inutilmente – come al solito. Perciò rimase immobile e silenzioso in attesa che Bella dicesse qualcosa. Lei, impacciata, si limitò a rivolgergli un cenno di saluto con la mano.
<< Ci vediamo domani.>> Fece per aprire nuovamente la bocca, ma Mike la interruppe.
<< Non c’è problema per il passaggio, dico sul serio. Mi ha fatto piacere.>> Sorrise ancora, come se non sapesse fare altro. << Ci vediamo domani a scuola.>> E si rivolse a Charlie e Billy, l’uno accanto all’altro sull’uscio di casa. << Buona serata.>>
Quella sera Charlie aveva ordinato tre pizze e le risparmiò di affrettarsi in cucina prima dell’inizio dei play off. Entrambi erano troppo presi dal match imminente per chiederle che cos’avesse fatto nel pomeriggio, dopo essere scesa di fronte al negozio dei Newton. Anche se, dalle occhiate riconoscenti che ogni tanto le scoccava, Charlie sembrava entusiasta del fatto che stesse ricominciando ad avere una vita sociale.
Dopo cena Bella si sforzò di impiegare il maggior tempo possibile per sparecchiare: lavò accuratamente i piatti e li dispose nella credenza. Poi diede un’altra occhiata al frigorifero. Scrisse su un post-it la lista della spesa per l’indomani e la appiccicò sul freezer, mentre Charlie e Billy si erano accomodati in soggiorno davanti al televisore. Sentì il loro allegro vociare al di là della parete, e si pentì di essere rincasata così presto.
Fu pervasa nuovamente da uno strano formicolio dietro la nuca. Un fruscio di vento fece scricchiolare gli infissi della finestra. Qualcuno la stava osservando, ne era certa. Vivendo a contatto con una famiglia di vampiri aveva imparato, per quanto le era possibile, ad affinare i propri sensi. Socchiuse leggermente la veneziana e scandagliò lo spiazzo di fronte all’abitazione, dove un’ora prima Mike aveva parcheggiato la Crysler. Ma non vide nessuno.
Parzialmente sollevata, trasse un sospiro di sollievo e si precipitò di sopra. Entrò in camera con la foga di una centometrista ed incespicò nella moquette del pavimento, iniziando a barcollare pericolosamente in avanti. Per sua fortuna, il letto attutì la sua caduta. Si ritrovò distesa sul materasso con la faccia premuta sul cuscino, i capelli sparpagliati tutt’intorno come mossi da un vento invisibile.
<< Bel tuffo.>> disse la voce fredda e lugubre di Edward, alle sue spalle, aveva tutta l’aria di complimentarsi con lei. << Devi ringraziare il tuo letto, Bells. Si trovava nel posto giusto al momento giusto per evitarti la rottura del setto nasale. O forse ancor peggio.>>
Bella si rigirò sul materasso, rossa in viso per la vergogna di aver dato ancora una volta ampia mostra alla sua sbadataggine. Rivedere Edward, però, bastò ad alleviare ogni sua preoccupazione. Balzò giù dal letto e gli gettò le braccia al collo, senza trattenersi, affondando il viso contro il suo petto marmoreo.
Lui però non ricambiò la sua stretta, e si fece più serio e gelido di un pezzo di ghiaccio.
Bella se lo aspettava. Vile fino in fondo, ben sapendo quanto Edward odiasse che lei si aggirasse a La Push in sua assenza. Non aveva alcun dubbio sul fatto che già sapesse tutto quanto. Fin troppo bene.
<< Dov’è finito il tuo pick-up?>> le chiese, freddo.
<< E’ rotto.>> Bella prese un sospiro. << L’ho portato da Jacob. Spero riesca ad aggiustarlo.>>
<< E poi?>> proseguì Edward e, nonostante la sua voce continuasse a essere moderata, fu come se ogni sillaba le punzecchiasse i timpani.
<< Sono stata in città. Ho incontrato Mike Newton, che mi ha riaccompagnata a casa. Perché tutte queste domande?>> Si finse indifferente, e ciò contribuì a peggiorare le cose. Gli occhi di Edward dardeggiarono d’ira, neri e profondi, mentre posava le mani sulle sue spalle e la allontanava leggermente da sé. << Mi sembrava di essere stato chiaro, riguardo alle tue amicizie.>>
<< Esatto, Edward. Alle mie amicizie.>> puntualizzò Bella.
<< Niente licantropi.>>
<< E niente Crysler, presumo.>>
<< Ancora non hai capito quanto può essere pericoloso?>>
<< L’unico pericolo che sto correndo in questo momento, è stare accanto a te!>> esclamò Bella. << Quando la farete finita con questa storia del patto? Non potrete farvi la guerra per sempre. Odio questa situazione!>>
Edward socchiuse gli occhi e inspirò profondamente, anche se poteva risultargli superfluo. << Tu non capisci.>> disse. << Non ti rendi conto di quanto possa essere instabile uno di quei randagi. Non costringermi ad eludere il patto. Prima o poi scoppierà qualche guerra a La Push. E quel giorno non mi riterrò responsabile delle conseguenze.>> Dal suo sguardo serio e glaciale capì che non stava scherzando. Nulla, nella sua espressione, glielo lasciò intendere. << Se mi comporto così, è solo perché sono preoccupato per te. Perché ti amo. Il solo pensiero che ti accada qualcosa per colpa di Black…>>
Bella non gli lasciò terminare la frase. << Jacob non mi farebbe mai una cosa del genere. E tu lo sai.>>
<< Nessuno può saperlo. Non dare per scontato le cose più semplici. È un licantropo.>>
<< E tu sei un vampiro.>>
<< Lo so.>>
<< Che differenza c’è? Sono in pericolo insieme a Jacob quanto con te, Edward Cullen, ficcatelo bene in testa!>>
<< E’ diverso.>> sbottò Edward, accigliato.
Bella pestò i piedi per terra, si morse un labbro con l’aria infantile di una bambina arrabbiata. Voltò sui tacchi e diresse a grandi passi verso la porta della sua camera, con i nervi a fior di pelle, ma Edward si mosse così velocemente da comparirle di fronte, sbarrandole il passaggio. Sogghignò soddisfatto di fronte alla sua esitazione, tornando a farsi serio. << Ho ancora una domanda.>>
Bella gli rivolse un’occhiataccia tetra.
<< Che cosa ci facevi al parco cittadino con Mike Newton?>>
<< Ho forse l’obbligo di tenermi a distanza anche da lui? Tu sei solo geloso.>>
<< E’ solo una domanda.>>
<< E questa è la mia risposta.>>
Edward si fece più vicino e Bella poté avvertire il suo respiro freddo su di sé. Era come essere nelle vicinanze di una cella frigorifera. Maledisse tutto il resto e lo abbracciò di nuovo. Non riusciva a essere arrabbiata con lui. La sua gelosia, in fondo, la lusingava.
Mosse la testa contro il suo petto, mentre lui la stringeva così forte a sé da toglierle il respiro.
<< Mi dispiace.>> Bella appoggiò le labbra sul suo collo freddo. << Odio litigare con te.>>
<< Non abbiamo litigato.>>
<< Sì, invece. Tu sei geloso e io isterica. Che bella coppia.>>
Edward smorzò un sorriso. << Non sono geloso.>>
<< Allora perché tutta questa preoccupazione per Jacob Black? Sai benissimo che siamo solo amici. E poi io voglio solo te.>>
<< Ne abbiamo parlato tante volte. Non è gelosia. Non sopporto l’idea che tu metta a repentaglio la tua vita per essere amica di un lupo.>>
<< E’ la stessa cosa. E poi…>>
<< Ssht.>> Edward le raccolse delicatamente il volto fra le mani, accostando le labbra alle sue con un movimento istintivo, soffocandole le parole in bocca. Il cuore di Bella le balzò ruggente in gola e, se lui non l’avesse stretta così forte, probabilmente le sue gambe di gelatina avrebbero ceduto.
Gli allacciò le braccia al collo, avvertendo il fuoco fasi largo nel suo stomaco. Dischiuse piano la bocca e si premette con più foga al suo petto per intensificare il bacio. Poi, come ogni altra volta, Edward si staccò. Le loro labbra si divisero con un piccolo risucchio e lui la prese per i fianchi, posando la fronte contro la sua e osservandola con i suoi occhi neri e profondi.
<< Ti amo, Isabella Swan. Come devo dirtelo?>>
Un altro bacio a fior di labbra. Bella sapeva che presto quel sogno sarebbe finito. Cercò di viverlo a pieno, in attesa che Edward perdesse il controllo e si allontanasse da lei.
<< Anch’io ti amo, lo sai.>>
<< Allora sposami.>> le disse Edward.
<< Non adesso. Non così presto.>> Bella si rannicchiò nel suo abbraccio, sentendosi finalmente al sicuro. Soppesò l’idea di raccontargli degli strani avvenimenti di quel giorno, dell’improvvisa sensazione di sentirsi osservata, ma dedusse che era solo il risultato dello stress accumulato nei giorni post-diploma. Nulla avrebbe rovinato quel raro momento di pace.
<< Dopo il diploma saremo liberi di stare insieme. Per sempre.>>
Lui arricciò il naso, manifestando la sua contrarietà. Ma dal suo sguardo, era ormai arreso all’evidenza. Prima o poi sarebbe stato costretto ad accettare la sua trasformazione. Non avrebbero potuto continuare a vivere così.
<< E’ ora che tu vada a dormire, piccola. E’ tardi.>> Senza che Bella potesse opporsi, lui la sollevò in braccio e la trasportò senza sforzo verso il letto. La adagiò delicatamente sul materasso, dosando incredibilmente la sua forza. Poi si chinò su di lei e le posò un bacio leggero sulla fronte. << Non cacciarti nei guai. Tipo inciampare sulla moquette o cose del genere.>>
<< Contaci.>>
Edward le sorrise. Quel sorriso tenero apprensivo che sapeva regalare solo a lei. << Buonanotte.>>
Bella lo agguantò per il colletto della camicia e lo obbligò ad avanzare goffamente verso il suo viso, regalandogli un ultimo bacio prima di lasciarsi. Fu la sua buonanotte.

*°*°*°*
 
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Bauci_Selvi
view post Posted on 10/10/2008, 10:30




Molto carina!!aspetto il proseguoooo!!!

 
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Apple90
view post Posted on 10/10/2008, 21:11




Grazie mille :) posterò presto!
 
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Apple90
view post Posted on 11/10/2008, 16:20




Capitolo 2
Una scia antica




Quando Bella lasciò il pick-up nel parcheggio della scuola, due giorni dopo, lo strano formicolio alla nuca la colse del tutto impreparata. Le sopraggiunse come un fulmine a ciel sereno, così improvviso e furtivo da farla trasalire. Per la terza volta nell’arco di poche ore, aveva come la certezza che qualcosa o qualcuno la stava osservando senza che lei potesse accorgersene. E l’idea che la splendida giornata assolata avesse tenuto Edward lontano dalla scuola non contribuì a tranquillizzarla.

Poco più in là, all’imbocco del parcheggio, una Audi TT grigia era seminascosta nella penombra di un albero. I vetri oscurati le impedivano di vedere chi fosse seduto al suo interno. Non seppe perché, ma quella specie di sesto senso le disse di andarsene.

Bella ignorò la fuoriserie sportiva e s’avviò a grandi passi verso la scuola, dove Angela la stava aspettando con una pila di libri stretti fra le mani.

Si sforzò di pensare al suo pick-up, che Jacob aveva aggiustato nel giro di poche ore, riparando il danno grazie ai pezzi rimediati da un vecchio Dodge alla discarica di Port Angeles. Il suo adorato rottame, finalmente funzionante.

<< Sei sicura di stare bene, Bells?>> le chiese subito, squadrandola con aria apprensiva. << Hai uno strano colorito. Sembri più pallida del solito.>>

<< Come un vampiro.>> soggiunse Ben, che era comparso al fianco di Angela.

Bella accennò a un sorriso. Non disse loro che, in una remota parte del suo stomaco, qualcosa aveva ruggito trionfante all’udire la parola vampiro. Un miscuglio di paura e felicità, di stupore e di gioia, si stavamo insinuando in lei. Entro pochi giorni, se tutto fosse andato bene, sarebbe stata un vampiro sul serio.

Scherzò con Ben e Angela lungo il corridoio e scacciò via la sensazione di pericolo alla vista di quell’auto nel cortile della scuola. Una casualità. Pensò. Una semplice casualità.

A fine mattinata, si ritrovò a mangiucchiare svogliatamente il suo arrosto nella mensa, affiancata ormai dalla presenza fissa di Angela. Perfino Jessica, dall’altra parte del tavolo, ogni tanto le lanciava un’occhiata incuriosita, come se il muro che si era eretto fra loro non fosse altro che un miraggio.

<<… per non parlare dell’ultimo film di Roland Zemmerick, Il tormento dei Dannati, ho visto il trailer su YouTube. E’ assolutamente da vedere!>> stava dicendo Ben, con il suo solito entusiasmo da cinefilo incallito. << Dovrebbe uscire venerdì prossimo. Un’ultima rimpatriata prima degli esami.>>

Bella sospirò e si sforzò di guardare da un’altra parte. Ogni volta che le ricordavano la data del diploma, provava un’irrimediabile sensazione di disagio. O forse paura?

Mike Newton le passò davanti con il vassoio il precario equilibrio, occupando il posto vuoto di fronte a lei.

<< Sei dei nostri, Mike, vero?>> Ben raccontò da capo il trailer dell’ultimo Horror in uscita nelle sale, ma Mike sembrava faticare a udirlo. Era impegnato a osservare Bella di sottecchi, fra un boccone e l’altro, approfittando dell’attimo in cui nessuno li stesse osservando per rivolgerle la parola. In assenza di Edward, la maggior parte dei suoi amici faticavano a notare la sua presenza, come una mosca pianta rintanata nel suo angolo in fondo alla mensa.

<< Possiamo mangiare qualcosa a Port Angeles prima del film, eh, Mike?>>

<< Oh, sì, Ben. Credo di sì.>> borbottò Mike.

<< Perfetto.>> esclamò Ben, che diede per scontato la presenza di Angela. Il suo sguardo, dopo aver ottenuto la maggior parte dei consensi lungo la tavolata, ricadde inesorabilmente su Bella. << Bells?>>

Bella lo fissò come si fissava il vuoto durante una lezione noiosa di matematica. << Non lo so.>>

<< Oh, andiamo, è l’ultima serata che potremo passare insieme prima del diploma!>> esclamò Angela.

<< Lo diremo anche a Edward.>> precisò Ben. << E ognuno di noi potrà invitare anche altri amici, perlomeno la compagnia sarà più numerosa.>>

<< Questa è un’ottima idea.>> fu il commento di Jessica.

E Bella si ritrovò ad annuire, senza quasi aver assorbito ciò che era accaduto, la testa persa fra mille pensieri.

All’uscita, l’Audi TT era ancora lì, nello stesso posto, con i suoi vetri scuri e la vernice color metallo scintillante sotto i tiepidi raggi di sole. Bella ebbe un tuffo al cuore, quando la vide. Richiamò a sé tutte le sue forze e proseguì diritta tentando inutilmente di calmarsi, in preda a quel fastidioso formicolio alla nuca che ormai aveva iniziato a perseguitarla.

Chiunque sia l’autista, mi sta osservando. C’è qualcuno là dentro. E sta guardando me. Bella Swan.
Ne era certa.

Salì frettolosamente sul suo pick-up e avviò rumorosamente il motore, ficcandosi le cuffie dell’I-pod nelle orecchie prima che il panico potesse travolgerla del tutto. Uscì dal parcheggio senza degnare di uno sguardo Jessica e Sarah – nuovo membro della compagnia, arrivata a Forks durante la seconda metà dell’anno. Sarah Spencer era il tipo di ragazza che tendeva a etichettare le persone prima di conoscerle veramente. Lei e Bella si erano rivolte a stento la parola un paio di volte, e Sarah non parve impensierirsi del suo comportamento. Contrariamente a lei, Jessica mosse istintivamente gli occhi in direzione del pick-up. Bella la intravide nello specchietto retrovisore. Un attimo dopo, la sua immagine fu oscurata dal muso aerodinamico e arrotondato della Audi TT. Si stava muovendo, incanalandosi in coda in attesa di uscire dal parcheggio. Dietro di lei.

Bella inghiottì un groppo di saliva che le attanagliava la gola. Edward, dove sei finito? La sua insolita mania di cacciarsi nei guai si stava manifestando più frequentemente da un anno a quella parte. Perché proprio in quel momento, poco prima dei suoi esami?

Si allontanò dalla scuola percorrendo a velocità sostenuta la via principale, che tagliava in due la città di Forks come due spicchi identici di una mela. L’Audi presto scomparve nel traffico, ma ogni tanto faceva capolino nello specchietto, mimetizzata fra gli altri veicoli nel famigliare ingorgo dell’ora di pranzo.

Bella prese una decisione affrettata. Il sole era troppo cocente e non avrebbe potuto contare sull’aiuto dei Cullen. Senza riflettere, inserì la freccia direzionale e si mosse nell’altra corsia, inserendosi nella rotonda successiva per cambiare repentinamente direzione. Imboccò la statale e si diresse verso La Push.

Due miglia più tardi, i contorni metallici della Audi apparivano e scomparivano ad ogni curva, seminascosti nella volta vegetazione del bosco. Il suono ruggente del motore maledettamente vicino.

Bella tenne stretto il volante con una mano, mentre con l’altra perquisiva il vano portaoggetti alla ricerca del cellulare. Lo trovò pochi istanti dopo, e compose meccanicamente il numero di Charlie. Rispose la segreteria telefonica. Attese il bip prima di parlare.

<< Faccio un salto da Jacob. Credo di avere di nuovo problemi con il Pick-up. Cercherò di essere a casa per cena.>> La sua bugia aveva avuto un effetto particolarmente sincero. In fondo, chiunque avrebbe creduto all’idea che il vecchio Chevy si fosse rotto per l’ennesima volta.

Dopo aver inviato il messaggio vocale, controllò di nuovo lo specchietto retrovisore.

Al confine che separava il territorio dei Cullen da quello dei licantropi di La Push, la Audi TT si era fermata sul ciglio della strada, immobile, con i fari accesi che proiettavano una strana sfumatura bluastra nella foresta.

Bella, sollevata, pigiò con veemenza l’acceleratore e sentì il pick-up emettere un lamento sordo.

<< Che cos’è successo?>> domandò Jacob, allarmato, quando la vide arrivare trafelata nello spiazzo ghiaioso di fronte al suo garage. Si ripulì le mani nei pantaloni intrisi di olio e la raggiunse, stringendola in un abbraccio protettivo. << E’ accaduto qualcosa, non è vero? Ti prego, Bella, dimmi ogni cosa.>>

Bella lo allontanò da sé per riuscire a respirare. Il suo corpo era bollente ed emanava un leggero odore di sudore. Doveva essere rinchiuso nel garage a lavorare fin dal mattino.

<< Non lo so, Jake. Qualcuno mi stava seguendo, fuori dalla scuola. Ho avuto paura, e sono venuta qui.>> D’improvviso si sentì sciocca e impacciata. << Era un’auto sportiva. All’uscita ha iniziato a seguire il mio pick-up. Ho fatto inversione e mi sono diretta verso La Push per timore che potesse capire dove abitavo.>>

<< Dove si trova adesso?>> ringhiò Jacob.

<< Si è fermata al confine.>> mormorò Bella.

<< Succhiasangue.>>

<< Non lo so, Jake. Non so davvero a cosa pensare.>>

<< L’unico modo per scoprire che cosa vogliano, è trovarli. Se dici che si sono fermati al confine, significa che conosco bene il territorio e le nostre leggi.>> Storse il naso, annusando l’aria. << Puzzi di sanguisuga, Bella. Così forte da coprire gli altri odori nelle vicinanze.>>

<< Non sei l’unico a criticare il mio odore.>>

Jacob le prese una mano e la trascinò nel garage. Una vecchia Nissan senza pneumatici era stata stipata accanto alle loro motociclette, con il cofano aperto ed alcuni attrezzi sparsi tutt’intorno, insieme a un secchio di vernice verde. Accatastati negli scaffali di metallo, alcuni paraurti arrugginiti e un alettone.

<< Dove hai trovato questa roba?>>

<< Nello stesso posto in cui ho rimediato la tua cinghia di distruzione, Bells. In discarica.>>

Bella trovò la forza per sorridere. << Non smetti mai di stupirmi.>>

<< Tu, invece, per niente.>> le fece eco Jacob. << Riesci sempre a cacciarti nei guai.>>



*°*°*°*





Embry e Quil giunsero sulla spiaggia di La Push al tramonto, accompagnati da un altro Quileute che Bella non conosceva. Era un ragazzone massiccio con la mascella squadrata e gli occhi troppo vicini fra loro, al di sotto di un naso schiacciato come quello di un pugile. Portava i capelli rasati a zero e un orecchino gli brillava all’orecchio sinistro. Del terzetto, era l’unico a essere a torso nudo. Gli altri due indossavano vecchie t-shirt sgualcite con gli evidenti segni delle zanne, lacerate e intrise di terra. Avevano pattugliato il territorio in lungo e in largo, per ordine di Sam e Jacob. Dalle loro espressioni cupe, dovevano aver trovato qualcosa.

Jacob e Bella, che erano rimasti ad attenderli seduti sul vecchio tronco d’albero in riva al mare, si alzarono meccanicamente in piedi al loro arrivo. Una scia di brividi le corse lungo la schiena, mentre Embry estraeva un minuscolo pezzo metallico da una tasca e lo porgeva a Jacob.

Lui lo annusò, per poi rigirarselo fra le grosse mani ruvide e bollenti. << E’ un componente dei fari di un’auto.>> Continuò a perlustrare l’oggettino, quasi fosse una reliquia preziosa. << Una vita di giuntura. E’ saldata da un lato.>> Sollevò lo sguardo e lo fece scorrere su tutti i presenti, fino a soffermarsi su Embry. << Credo sia di un Led di posizione. Sono luci molto particolari, che emanano un fascio di luce a metà fra il bianco e l’azzurro. Solo le auto sportive hanno una dotazione del genere.>>

<< La Audi.>> squittì Bella, in un sussurro.

<< Dove l’avete trovato?>> proseguì Jacob, secco.

<< Nei pressi del confine ovest.>> rispose il terzo Quileute, con voce roca. << Abbiamo seguito le tracce lasciate dagli pneumatici. C’era odore di Freddi nelle vicinanze, ma non ci è stato concesso proseguire oltre.>>

<< L’auto ha fatto inversione di marcia prima del confine ed è tornata indietro.>> soggiunse Embry. << Si è allontanata verso il territorio dei Cullen.>>

Una vampata di calore investì il viso di Bella, che divenne presto paonazzo. Era stata così stupida da spaventarsi al primo segnale d’allarme. E se Edward o uno dei suoi fratelli avesse cambiato auto e si fosse diretto a scuola proteggendosi dal sole, per farle una sorpresa? Si era comportata come una bambina. Cercò immediatamente il cellulare a tentoni nella sua testa, mentre i quattro Quileute continuavano a discutere fittamente, guardinghi e preoccupati.

<< Non era uno dei Cullen, se è ciò che ti stai chiedendo.>> disse d’improvviso Quil, che era rimasto in silenzio fino a quel momento. Bella alzò lo sguardo e vide i suoi occhi scuri proiettati su di sé. << Era un odore nuovo. Molto più… antico.>>

<< Che cosa intendi per antico, Quil?>> gli chiese subito Bella.

Il ragazzo si strinse nelle spalle. << Tarek è infallibile, se si tratta di riconoscere i Freddi. Lo abbiamo chiamato apposta da Port Angeles, avevamo bisogno di aiuto.>> Indicò il ragazzo robusto dalla testa calva, e sghignazzò tetramente. << Lui con i Freddi ormai è abituato a conviverci. Ne ha scacciati più di chiunque altro, qui a La Push.>>

<< Per antico significa che il Freddo vive da molto tempo. Più vivono a lungo, più la loro scia è intensa. Saprei annusare quel Freddo nell’aria a trenta miglia di distanza.>> Tarek si passò una mano nei capelli radi. << E’ solo il mio istinto.>>

<< Non essere modesto, Rek.>> lo rimbeccò Embry. << E’ grazie a lui che abbiamo rimediato quel pezzo di metallo. Sapevamo che Jake l’avrebbe riconosciuto. E’ un buon meccanico.>>

<< Grazie, ragazzi.>> Jacob diede una generosa pacca sulla schiena a Quil, che rispose con un ringhio che poco aveva di umano, accompagnato da un sorriso selvaggio. << Avviserò Sam, questa sera. Credo sia meglio pattugliare i confini nei prossimi giorni, se per caso il succhiasangue torni sui propri passi. Inoltre, se l’ha seguita fin qui, probabilmente sa anche dove abita.>> E guardò Bella, ansioso. << Devo fare due chiacchiere con il tuo Edward.>>

<< Come vuoi.>> bofonchiò Bella.

<< Non credo ci siano grandi problemi a trovarlo.>> disse di rimando Embry, con una scrollata di spalle che espresse tutta la sua rassegnazione. << Anche lui si trova vicino al confine, da circa venti minuti. Ho annusato la sua presenza mentre vi raggiungevamo alla spiaggia.>>

<< Perfetto.>> ruggì Jacob. Prese Bella per mano. << Ti riaccompagno da lui.>>

<< Veniamo con te.>> annunciarono Embry e Quil all’unisono, ma Jacob li respinse educatamente con un cenno della mano.

<< Voi avete fatto fin troppo. Non sarà un problema parlare faccia a faccia con Cullen. E’ un succhiasangue, ma fin’ora non ha mai infranto le regole.>> Un attimo dopo, stavano già percorrendo affrettatamente il sentiero che risaliva verso l’insediamento di case di La Push.

Convennero che lasciare il pick-up nel garage di Jacob fosse la mossa più azzeccata, dal momento in cui il vampiro a bordo della Audi l’aveva visto e seguito. Fino a quando non avrebbero trovato maggiori informazioni sul suo conto – o sulle sue intenzioni – Jacob l’avrebbe tenuto sotto un telo vicino al garage.

Raggiunsero il confine a bordo della Golf di Jacob, che emetteva un rumore cupo ogniqualvolta sterzava. La musica di sottofondo dell’autoradio non bastò a placare la tensione, sempre più palpabile all’interno dell’abitacolo.

<< Non devi avere paura, Bella.>> la rassicurò Jacob. << A La Push sei al sicuro. Ti proteggeremo.>>

La Wolkswagen rallentò sul bordo della carreggiata, fermandosi a una trentina di metri dalla Volvo argentata: appena visibile dietro un cumulo di cespugli. Jacob scortò Bella come un segugio nel breve tragitto, e sentì il respiro dell’amico farsi più affannoso man mano che la distanza diminuiva. Quando ebbero raggiunto la Volvo, la portiera si aprì e si richiuse con un tonfo attutito. Edward era in piedi accanto all’auto, avvolto in una giacca dal colletto alto che gli nascondeva la parte inferiore del viso, gli occhi castano-dorati che scintillavano nella semioscurità.

<< Ciao.>> Fu Jacob a rompere il ghiaccio.

<< Ciao, Jacob.>> Edward rispose educatamente al suo saluto, poi il suo sguardo guizzò immediatamente su Bella. Non servirono parole per capire quanto fosse stato in pensiero per lei.

Bella non resistette e gli corse incontro, allacciandogli le braccia al collo. Avvertì il contatto freddo con il suo petto. La differenza di temperatura fra un vampiro e un licantropo era impressionante.

<< Sali in macchina, per favore.>> le disse Edward a mezza voce. Le accarezzò i capelli. Poi parlò così piano che il suo sussurro le risultò quasi impercettibile, come un soffio di vento o un fulmineo suono nella notte. << Vuole che parliamo da soli, piccola.>>

Bella obbedì. Non trovò la forza di opporsi. Edward aveva letto nel pensiero di Jacob, e se era ciò che volevano entrambi avrebbe rispettato la loro scelta. Intanto – pensò fra sé e sé – avrebbe sentito lo stesso.

Si accomodò sul sedile del passeggero e lo reclinò leggermente indietro, appoggiandosi comodamente in attesa di udire le loro voci. Entrambi le stavano dando le spalle, le sagome riflesse sotto i raggi rosso sangue del tramonto. Un lupo e un vampiro, insieme, per lei. Perché la situazione sembrava tale da obbligarli a giungere a un compromesso.

<< Uno dei vostri si è fermato in prossimità del confine, oggi.>> disse Jacob, che parlò tutto d’un fiato. << Ha seguito Bella fin dalla scuola a bordo di un’auto sportiva. Un’Audi TT color argento. Ti suona vagamente famigliare?>>

<< No.>> Edward scosse tetramente il capo. << Ha varcato il confine?>>

<< Conosceva le leggi. L’ha seguita fin qui.>> Jacob disegnò una linea immaginaria sull’asfalto con un piede, le mani nelle tasche dei jeans. << Poi è tornato indietro. Ha lasciato un ricordino della sua presenza. Deve averlo perso mentre ripartiva.>> Mostrò a Edward il microscopico bullone con l’aria fiera di un investigatore. << E’ un Led.>>

<< Lo so.>>

<< Controlleremo i nostri confini, d’ora in avanti.>>

<< Faremo la stessa cosa. Non ho idea di chi possa essere, e voglio saperlo al più presto.>> promise Edward. << Se hai qualche novità, ti prego di informarmi.>>

Jacob annuì. << Dobbiamo controllare il bosco, vicino a casa Swan. Molto probabilmente quel vampiro sa dove abita. Conosce la targa del suo pick-up ed è riuscito a trovarla a scuola. Qualsiasi cosa voglia da Bella, dobbiamo impedirgli che la trovi.>>

<< A questo penserò io.>> lo rassicurò Edward, educato. << Buona serata, Jacob.>>

Jacob aprì e richiuse la bocca in un suono muto, senza trovare la forza per replicare.

Edward salì in macchina ed allacciò la cintura di sicurezza con un cenno disinvolto. Stava bluffando. Bella glielo lesse negli occhi, nel breve istante in cui la guardò. Era seriamente preoccupato per lei, si muoveva a scatti ed evitava in ogni modo i suoi occhi. La situazione gli era sfuggita di mano, o qualcosa non era andato per il verso giusto?

Bella sventolò la mano in direzione di Jacob, mentre la Volvo ripartiva verso Forks. Lo osservò farsi sempre più piccolo nello specchietto retrovisore fino a scomparire del tutto, nient’altro che una minuscola macchia scura nel crepuscolo.

<< Perché non mi hai telefonato?>>

Bella si strinse nelle spalle.

<< Ero sul punto di entrare nel loro territorio, di uccidere Jacob ancor prima che mi rivolgesse la parola. Ma non l’ho fatto.>> E piano soggiunse. << Per te.>>

Non stava scherzando. Era freddo e impassibile come due notti prima, quando l’aveva aspettata in camera appoggiato alla parete. Teneva le mani rigide sul volante e guidava troppo veloce attraverso il bosco, ingranando rabbiosamente la marce con un grattare ruggente del motore.

<< Non sapevo che altro fare, a parte rifugiarmi a La Push.>>

<< Sei stata fortunata. Se quel vampiro avesse varcato il confine della riserva e infranto il patto con i licantropi, di certo a quest’ora non saremmo qui a discuterne. E tu non saresti viva.>>

<< E nemmeno Jacob.>>

<< Era scontato.>>

<< Ma stiamo bene. L’importante è questo, no?>> Bella tentò in vano di farlo sorridere, ma non ci riuscì. << Voglio dire, poteva andare peggio. L’hai detto anche tu. Lo so, non avrei dovuto tenerti all’oscuro di cosa stava succedendo. Ma c’era il sole, non potevi uscire e mettere a repentaglio la tua…>> Si fermò un istante. Non ebbe il coraggio di pronunciare la parola “vita”. Sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. << Mi sono nascosta a La Push. Lo sai benissimo anche tu, Edward, con Jake e gli altri sono al sicuro. Ho lasciato il pick-up nel suo garage.>>

<< Dormirai a casa mia finché non l’avremo scovato.>> sentenziò Edward. E, per l’ennesima volta, le lasciò intuire che non era una domanda. << Ne ho già parlato con Charlie. Lo ha chiamato Alice. Ha acconsentito.>>

Le sembrava impossibile che stesse dicendo la verità. Suo padre aveva accettato che lei dormisse a casa di Edward, sotto il suo stesso tetto?

<< Alice gode di maggiori simpatie rispetto a me. Penso tu ne sia al corrente.>>

<< Vagamente.>>

<< Ed è incredibilmente persuasiva.>>

<< Non avevo dubbi.>> Bella gli sorrise di nuovo. Mosse la mano sul cambio, che Edward stava stringendo convulsamente. Sfiorò il suo dorso freddo finché lui non si volse, i loro sguardi si incrociarono intensamente per qualche breve istante, che le parve un’eternità.

<< Qualsiasi cosa tu stia pensando di me, sappi che non avevo intenzione di ferirti.>> disse Bella, sincera. << So benissimo che Alice non ha potuto… vedermi. Ero in compagnia di Jake e gli altri, me ne rendo conto. Ma sto bene, okay? Starò con te, d’ora in avanti. Voglio saperne di più su questa faccenda. Per quanto ne sappiamo, potrebbe trattarsi dei Volturi.>>

<< E’ fuori discussione.>> sbottò Edward. << I Volturi non viaggiano con fuoriserie sportive.>>

<< Era un’ipotesi.>>

<< Scartata.>>

<< Chi altro potrebbe essere?>>

<< Non lo so. Dimmelo tu.>> replicò Edward. << Sono un vampiro. Non un veggente.>>

<< E io non possiedo la vista di Superman, non vedo attraverso le cose. Aveva i vetri oscurati.>>

<< Questo complica leggermente le cose.>>

Bella tornò a rannicchiarsi sul sedile. Si era cacciata in un altro guai. L’innumerevole. E dal sorriso spento che Edward si sforzò di rivolgerle, capì che le cose non si sarebbero risistemate facilmente.


Attendo con ansia i vostri commenti! :D
 
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Bauci_Selvi
view post Posted on 11/10/2008, 19:02




Bello bello bello!!!!!cavoli ke ansia ke mi hai fatto venire per sto sconosciuto pedinatore...a quando il proseguo???!!!!
 
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Apple90
view post Posted on 12/10/2008, 14:24




Il proseguo? Il prima possibile, studio permettendo :D Sono felice che ti piaccia la ff, è la mia prima su twilight!
 
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sery!!
view post Posted on 13/10/2008, 19:18




è scritto stupendamente sembra fatto da una vera scrittrice ^^ che brava che 6 anke io sono curiosa di sapere il seguito!!!
 
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andrea cullen
view post Posted on 16/10/2008, 13:40




no dai ti prego posta il seguitooooooooooo
sn curiosaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
 
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Apple90
view post Posted on 20/10/2008, 13:51




Ecco a voi il terzo capitolo... :D buona lettura, aspetto tanti commenti!

Capitolo 3
Susan Rowles



Alice e Rosalie li attendevano sulla soglia della villa, illuminate solo dai raggi lunari di quella notte senza stelle. Se ne stavano immobili e attente come due statue di pietra: due sentinelle notturne pronte ad avvertire il più flebile rumore nella foresta.
<< Novità?>> domandò Edward.
<< Jasper ha trovato una pista.>> lo informò Rosalie, mentre alice stringeva Bella a sé fino a mozzarle il respiro. Un abbraccio forse ancor più intenso di quelli che le riservava solitamente Jacob. Capì che erano tutti preoccupati per lei, per la sua stupida e infantile testardaggine. Perché non aveva avvisato la famiglia Cullen? Era fuggita a La Push senza pensare ad altro al di fuori di quella Audi TT.
<< Piccola, sciocca incosciente.>> la rimbeccò Alice, ma stava sorridendo. I suoi occhi scuri erano umidi. Non aveva mai visto un vampiro emozionarsi a tal punto. << Ti accompagno dentro.>>
<<… stava cercando tracce nel bosco a Est di Forks, verso Port Angeles. Ha scovato il suo odore. Non è un Volturi, e nemmeno Victoria.>> Rosalie stava parlando di fretta, irrequieta. << Tu hai trovato qualcosa, a parte Bella?>>
Edward le rivolse uno sguardo cupo. << Solo lei.>>
<< Emmet è ancora nel bosco. Tornerà fra poco.>>
Bella non riuscì a udire altri stralci di conversazione. Alice l’aveva condotta all’interno della villa e la stava già trascinando per le scale, con la stessa foga di una bambina ansiosa di mostrarle una stanza piena di giocattoli. << Eravamo tutti in ansia per te, oggi pomeriggio. Ho visto solamente quella macchina, poi il tuo pick-up che si addentrava nel bosco. Nient’altro. Sei andata dai tuoi amici a La Push, vero?>> Nella sua voce non c’era traccia di risentimento. << Non vedevo niente, finché eri in compagnia dei lupi. Edward e Jasper hanno subito iniziato a perlustrare la zona.>>
<< Mi dispiace, Alice.>>
Entrarono nella stanza di Edward, che si affacciava attraverso la vetrata allo spiazzo nell’ingresso. Da quella posizione, Bella poté le sagome di Rosalie, Edward e Emmet – appena tornato dalla perlustrazione notturna – che discutevano animatamente sul selciato.
Avevano sistemato un grosso letto matrimoniale al posto del divano, e il grande armadio che occupava la parete nord della camera sembrava più stipato che mai. Le valigie di Bella erano state posizionate in ordine, ai piedi del letto. C’era anche un attaccapanni abbandonato sulla poltroncina vicino al terrazzo con tre paia di jeans e una maglietta in bella mostra. Il suo pigiama preferito, color lavanda, era ripiegato sul cuscino. Durante la sua assenza si erano premurati di avvisare Charlie e traslocare gran parte delle sue cose a casa Cullen. Intuì che il suo soggiorno fosse più lungo del previsto.
<< Dove sono Esme e Carlisle?>>
<< A Los Angeles.>> rispose Alice. << Tanya ha insistito per vedersi là. Giungono brutte notizie dal Vecchio Continente. In Europa sta scoppiando il caos.>>
<< Che genere di notizie? Al telegiornale non hanno detto nulla.>>
Alice sedette a gambe incrociate sul letto, arricciando il naso.
<< Lo so.>> sbottò Bella. << Puzzo di lupo, vero?>>
<< Ad essere gentili, avrei preferito dirtelo in un altro modo.>>
<< Divertente.>> tagliò corto Bella. << Cos’è successo in Europa?>>
<< Si chiamava Susan, e stava morendo annegata in un pozzo quando un vampiro si è accorto di lei e l’ha tratta in salvo, ormai prossima a una morte piuttosto dolorosa.>> Alice sospirò. << Era il 1975. Sono passati più di trent’anni dalla sua trasformazione. E i Volturi non si sono mai preoccupati del fatto che avesse continuato a vivere in città. Londra è sempre stato un posto adatto per noi, Bella. Piove sempre e c’è sempre un anfratto dove nascondersi. Ci sono stata, una volta.>>
<< Cos’è successo a questa Susan?>>
<< E’ morta.>>
<< Un vampiro non può morire. Siete indistruttibili.>>
<< E’ quello che credevamo tutti, fino a ieri.>>
Bella tacque. La testa iniziò a pulsarle. Com’era possibile?
<< Non abbiamo idea di cosa sia accaduto. La folla l’ha stanata. C’è stata una rivolta. Aro e gli altri sono intervenuti troppo tardi.>>
<< Non… capisco. Loro erano gli unici a poter concedere la morte a un vampiro.>>
<< Evidentemente no.>>
Bella continuava a non collegare i fatti. Aveva appreso troppe informazioni in poco tempo per riuscirci. Sospirò e chiuse gli occhi, avvertendo il gorgoglio del suo stomaco affamato.
<< Non ne sappiamo molto su questa storia, Bella. L’hanno detto al notiziario delle sei. Parlavano di vampiri e di strani avvenimenti a catena nello Yorkshire, in Inghilterra. Poi ho cambiato canale. Anche sulla CNN hanno iniziato a parlarle. Era quasi un gioco al rialzo, capisci? Gli esseri umani si stanno accorgendo della nostra esistenza, giorno dopo giorno, e non è un caso che i telegiornali abbiano affrontato l’argomento come una favola metropolitana.>>
<< Continuo a chiedermi cosa possa aver ucciso un vampiro.>>
<< E’ la stessa domanda che tutti ci stiamo ponendo, mia cara. E’ per questo che Tanya ha convocato Carlisle ed Esme a Los Angeles.>> Alice sospirò. << Poi è spuntata quella Audi TT dal nulla. Edward si è immediatamente preoccupato. E’ un brutto periodo per giocarci questi scherzi. La prossima volta, devi cercare di tenerci al corrente su ogni tuo spostamento.>>
Bella annuì. Era spaventata.
<< Secondo Jasper a Londra non ci sono neonati da mezzo secolo. Perciò sono da escludere le guerre fra clan. Laggiù comandano i Rowles. E’ una famiglia di vampiri piuttosto potente. Un paio di loro si sono trasferiti in Italia e lavorano per i Volturi.>>
<< Se lavorano per loro, perché i Volturi non si sono attivati immediatamente per aiutarli?>>
<< Stai facendo troppe domande, Bella. Ed io ho ben poche risposte.>>
Edward comparve sulla soglia della sua camera, interrompendo la loro discussione. Era più freddo e pallido del solito. << Emmet ha trovato la macchina.>> annunciò.
Pochi istanti dopo Bella era nell’atrio d’ingresso di casa Cullen in compagnia di Edward e Alice. Non si rese conto di quanto corse veloce giù per le scale, raggiungendo il resto dei fratelli nel minor tempo possibile. Si sentiva chiamata in causa, avida d’informazioni. Voleva sapere di più su quella storia, scoprire se c’erano vaghi collegamenti fra l’Europa e il misterioso pedinatore che l’aveva seguita fino a La Push. Ma tutto ciò che riuscì a fare, non appena incrociò lo sguardo esausto e concitato di Rosalie, fu arrossire di fronte alla sua straordinaria e brutale bellezza.
Emmet era al suo fianco. Aveva la maglietta intrisa di sudore, con alcune chiazze più scure sparse qua e là sulle spalle e sull’orlo dei jeans. Si perdeva il conto delle foglie fra i suoi capelli.
Poco più in là, sulla soglia del portone, Jasper stava parlando fittamente al cellulare con un interlocutore sconosciuto. I suoi occhi perquisivano il vuoto del soffitto, seminascosti da alcuni ciuffi ribelli di capelli biondi. Poi, d’improvviso, si voltò verso di lei, restituendole uno sguardo fugace. Istintivo. << Sì, è qui con noi.>> disse. << Sta bene. Non devi preoccuparti. La terremo d’occhio, non le accadrà niente.>> Un sospiro. La voce metallica di Esme si fece più acuta dall’altro lato del ricevitore. << Va bene. Glielo dirò.>> S’infilò il cellulare in tasca con un gesto meccanico, piuttosto ansioso. Poi si unì al resto del gruppo, facendo capolino dalla spalla di Rosalie.
<< La Audi TT color argento è stata abbandonata in mezzo al bosco.>> mormorò Emmet. << Le tracce che ho trovato per terra risalgono a questo pomeriggio. Probabilmente, chiunque sia, dopo essersi fermato presso il confine di La Push ha convenuto che fosse necessario sbarazzarsi dell’auto. E proseguire con altri mezzi.>>
<< Puoi accompagnarci laggiù?>> domandò Edward.
Emmet rispose con una scrollata di spalle. << Potrei. Ma i Quileute non sono della stessa idea.>>
<< Che cosa?>>
<< E’ da ore ormai che pattugliano i boschi.>>
Il ringhio cupo di Edward fu fin troppo eloquente. << Non me ne importa niente di quei randagi. Io voglio vedere quella macchina e capire chi può averla guidata fino a La Push.>>
<< Sei troppo nervoso per controllarti, una volta che incontrerai i lupi.>> notò Rosalie, con disappunto.
<< E sentimentalmente legato a questa faccenda.>> soggiunse Alice. << Troppo.>>
<< Non c’è solo di mezzo la vita di Bella, ma quella di tutti quanti!>> ringhiò Edward. << Come potete pretendere che io rimanga al di fuori di tutto questo?>>
<< Non sappiamo ancora con chi abbiamo a che fare.>> commentò Jasper. << Ci andrei cauto, personalmente. Tre giorni fa Susan Rowles ha commesso il tuo stesso errore. E ne ha pagato care le conseguenze.>>
Il cuore di Bella iniziò a battere più forte, provocandole spasmi al petto. Odiava essere all’oscuro di qualcosa e, soprattutto, odiava l’idea che Edward fosse così protettivo con lei: perfino sulle discussioni più importanti. La trattava come una bambola di porcellana da celare dal resto del mondo, dietro una teca di vetro sapientemente protetta. Aveva il diritto di sapere quanto gli altri.
<< Perché Susan Rowles è morta?>> domandò seccamente, rompendo quel breve attimo di silenzio che si era creato fra i Cullen. Aveva la gola arida, e scoprire tutti quegli occhi così belli ed espressivi piantati su di sé non fu tranquillizzante. << Perché sulla CNN hanno iniziato a parlare dei vampiri?>>
Edward regalò ad Alice una delle sue peggiori occhiate seccate.
<< Deve saperlo.>> si difese Alice.
<< Ne stanno già parlando in televisione?>> soggiunse Emmet.
<< Forse è meglio che chiudiamo le ricerche, per questa sera.>> Jasper prese in mano la situazione. Bella ne fu sorpresa. Era forse il membro della famiglia con cui aveva legato di meno, nonostante provasse per Jasper un profondo rispetto. Tendeva a starsene in disparte, affidando le responsabilità decisionali a Edward o Emmet. Era invisibile, a volte. Ma quella sera sembrava aver assunto un ruolo di spicco nelle ricerche. << Proseguiremo domani, quando i Quileute saranno lontani.>>
<< Bella avrà fame.>> si preoccupò Alice. E le cinse le spalle con un braccio, strattonandola leggermente per farla rinsavire dal coma. << Vuoi che ti rimedio qualcosa da mangiare?>>
Bella stava fissando la parete opposta con occhi vuoti. Le capitava spesso quanto era preoccupata per qualcosa. Non era la prima volta che un vampiro assetato di sangue era sulle sue tracce per ucciderla. Ma non aveva mai provato così tanta ansia in vita sua. Ogni fibra del suo corpo era contratta. Nemmeno casa Cullen sembrava costituire un rifugio sicuro.
<< Sto parlando con te, Bells. Mi senti?>>
<< Me ne occupo io.>> tagliò corto Edward. E districò delicatamente Bella dalla presa di Alice. Tenendola per mano, la scortò nella sua camera al piano di sopra. Si lasciarono alle spalle il resto dei Cullen.
Edward aveva cambiato sguardo: era come se volesse intenzionalmente andarsene per poterle parlare in un luogo più tranquillo. Entrarono in camera e lui si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovi la schiena. Poi la fissò, senza mai lasciare la mano. Gliela tenne fra le sue, così fredde da farla rabbrividire.
<< E così devo dormire nella tua stanza.>>
<< Puoi dormire con Alice, se non mi vuoi.>> sghignazzò Edward.
<< Lo farò, se non mi vorrai raccontare la storia di Susan Rowles.>>
<< Non ti si può nascondere niente.>>
<< Non devi nascondermi niente.>> La voce di Bella era incrinata dal risentimento. << C’entro anch’io con questa storia, in fondo. E’ una mia predisposizione naturale, ricordi?>>
Edward le accarezzò il dorso della mano con i pollici. << Non vorrei che ti morda qualcun altro, piccola. Quel giorno è stato come un inferno. Se potessi sognare, lo rivivrei tutte le notti. E ogni volta che ti cacci nei guai, è come se avessi un vuoto dentro. Se ti accadesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo.>> Sollevò delicatamente la sua mano, come se fosse di un materiale prezioso, appoggiando le labbra sulla piccola cicatrice, simile a un taglio che correva fino all’osso sporgente del polso. << Promettimi che terrai lontani i tuoi amici guai, almeno fino a quando non troveremo il colpevole.>>
<< Non sono miei amici. E’ un rapporto basato sulle leggi fondamentali della fisica, il nostro. Io sono la calamita e loro migliaia di puntine di metallo.>>
Edward rise. Le prese il volto fra le mani, scostandole una ciocca di capelli dal viso. << Domani ti riaccompagnerò a scuola. Poi andrò con Emmet e Jasper a recuperare quell’auto.>>
<< Posso venire con voi?>>
<< Sapevo che me l’avresti chiesto.>>
<< Potevi dirmelo subito, allora. Domani andremo a recuperare quell’auto. Insieme.>> Bella gli posò un dito sulle labbra. << Devo anche riprendere il mio pick-up.>>
<< Non domani. E’ troppo presto.>>
<< Va bene.>> acconsentì lei. << Sai una cosa, Edward? Adoro quando ti preoccupi così tanto per me. Ma non esagerare. So cavarmela bene da sola.>>
<< A meno che tu non inciampi da qualche parte.>>
<< E’ solo un minuscolo dettaglio.>>
<< Minuscolo.>>
Edward abbassò le mani sui suoi fianchi e invertì le loro posizioni. Bella si ritrovò con la schiena premuta contro la porta ed il viso di Edward a pochi millimetri dal suo. Le impedì ogni via di fuga puntellandosi con le braccia ai lati del suo viso, contro la parete. Poteva intravedere i suoi muscoli attraverso il tessuto della camicia.
<< E’ bello essere qui con te senza mio padre al piano di sotto.>>
<< Ci sono i miei fratelli, in compenso.>>
Edward si chinò lentamente su di lei. Sentì il suo profumo leggero di muschio e l’innaturale vampata ghiacciata ad ogni suo respiro.
Bella gli si artigliò alla camicia, tramutando il tocco leggero delle loro labbra in un bacio più profondo. E il suo cuore ruggì di gioia, incessante, danzando a ritmo con lei e con le carezze di Edward sulla sua schiena, sotto la maglietta.
Non resistette alla tentazione di mordergli il labbro inferiore. Edward emise un gorgoglio cupo, muovendo la testa di lato per trovare il giusto incastro fra le loro bocche.
<< Non voglio. Non voglio fermarmi.>> boccheggiò lui, con una voce così profonda da tramandarle una scarica di brividi lungo tutto il corpo.
<< Nessuno ti ha detto di farlo.>>
Tornarono a baciarsi. I loro corpi aderirono più intensamente. Edward spostò dolcemente le labbra sul suo collo e risalì piano fino a smorzare leggermente sul lobo dell’orecchio, mentre lei gli accarezzava convulsamente i capelli, le mani perse nella sua chioma color bronzo.
Bella, in qualche breve istante di lucidità, seppe che prima o poi si sarebbe fermato. Lo voleva. Lo voleva tremendamente e l’idea che Edward potesse negarsi di nuovo la fece stare male.
Lui, invece, le rispose con un altro bacio, che nulla aveva in comune con i baci casti e calcolati delle settimane precedenti; quasi avesse lasciato andare ogni freno, o si fosse bevuto quel poco di autocontrollo che gli rimaneva.
Le mani di Bella scivolarono sui bottoni della sua camicia. Iniziò a slacciarglieli, uno dopo l’altro, intensificando maggiormente il loro contatto. Aveva sete. Ecco qual’era la parola giusta. Si sentiva come un vampiro. Aveva sete di Edward. Una sete diversa, ma maledettamente intensa.
<< No, Bella.>> Un attimo dopo le mani di Edward erano sui suoi polsi. Glieli allontanò senza difficoltà dalla propria camicia. E l’incantesimo si ruppe. << Non possiamo. Lo sai. Smettila, per favore.>>
Bella si sentì come se qualcuno le avesse rovesciato in testa una secchiata d’acqua fredda. Le sue guance divennero di un colorito rosso vivo.
<< Ti prego.>> soggiunse Edward, in un sussurro.
<< Per un attimo avevo sperato che ti fossi dimenticato cosa sono. Umana.>>
<< Sei tu a dimenticarti sempre di esserlo.>> Edward sospirò. Notò il suo disappunto e la baciò teneramente sulla guancia. << Non sai quanto mi stia costando doverti fermare, Bella. Ti desidero. Ti desidero forse più ti quanto tu sia in grado di volere una persona. Ma non possiamo farlo.>> Bella stava per opporsi, ma lui la zittì con un sorriso indulgente, seguito dal gesto ferreo della mano. Voleva dirle tutto fino in fondo. << Se ciò accadesse, non avrei la certezza di sapermi… controllare. Potrei farti del male. E’ per questo che non voglio espormi così tanto. Correrei il rischio di perderti.>>
<< Non mi succederebbe niente.>> lo assicurò Bella, spavalda. << Ci amiamo. Perché dovrei essere in pericolo, se sono con te?>>
<< Usa l’immaginazione, ogni tanto.>>
Bella si zittì. Non era in grado di proseguire quella discussione. Aveva tentato più volte di affrontare quell’argomento con Edward, di spronarlo a cambiare idea. Ma era stato irremovibile.
Sei tu a dimenticarti sempre di esserlo…
Le sue guance divennero di un colorito rosso vivo, mentre la respirazione si faceva lentamente meno regolare.
<< Vado a prenderti qualcosa da mangiare.>> annunciò Edward. << Ti racconterò la storia di Susan Rowles solo quando avrai messo a tacere il tuo stomaco.>>
E, prima che Bella potesse replicare qualcosa, era già sparito nel corridoio.
Bella strinse le ginocchia al petto, raggomitolandosi sul materasso. Nonostante fosse stata una giornata movimentata, avvertiva ancora l’adrenalina scorrerle vivida nelle vene e non sarebbe riuscita a riaddormentarsi prima di qualche ora. Attese il ritorno di Edward in silenzio, sforzandosi di liberare la mente da ogni pensiero. Perché continuava a torturarsi? Rifletteva troppo, e di conseguenza precipitava in un turbine di autodistruzione inutile.
Edward ricomparve pochi istanti dopo. Stringeva fra le mani un vassoio e il suo sguardo incrociò solo una volta il suo, di sfuggita, quasi avesse timore che la loro discussione ricominciasse da capo. C’erano due sandwich, una mela e un grosso bicchiere ricolmo di quello che le parve succo d’arancia. Ed immediatamente si domandò dove una famiglia di vampiri potesse trovare sul momento gli ingredienti per una cena. Umana.
Edward sedette al bordo del letto, con un movimento leggero. << Buon appetito.>> disse.
Poi le porse il vassoio e Bella si sistemò a gambe incrociate accanto a lui. Quando staccò il primo morso dal sandwich, il suo stomaco ruggì soddisfatto.
<< Susan Rowles era un vampiro piuttosto giovane. L’ultima arrivata nel grande clan dei Rowles di Londra. Immagino tu sappia già come sia morta.>> Aveva letto nel pensiero di Alice e stava dosando sapientemente le informazioni. << La sua prima morte, voglio dire.>>
<< Mi ha detto che è morta in un pozzo, e un vampiro l’ha trovata in fin di vita e ha deciso di trasformarla.>>
Edward annuì. << E’ stato Lance Rowles, Guardia dei Volturi, a trovarla. Lance è uno dei membri più potenti della Famiglia, e più anziani. Alcuni dicono sia nato prima di Cristo. Altri – ma sono solo leggende – affermano che abbia visto con i suoi stessi occhi il luogo dov’è stato nascosto il Sacro Graal. Lance si è trasferito a Londra negli anni ’70, e lì poco tempo dopo si è imbattuto nel corpo di Susan precipitato in un pozzo.>> Edward sospirò. << Non è stato un banale incidente. Susan aveva cercato di suicidarsi. L’odore del suo sangue era così forte che Lance percorse chilometri, seguendo la sua scia. E, quando la trovò, capì che Susan possedeva delle qualità fuori dal normale. Ed era incredibilmente attraente, a dirla tutta, così decise di trasformarla in quella che sarebbe diventata la sua compagna.>>
Bella l’aveva ascoltato senza fiatare. Quella storia la affascinava, e non riusciva a capire perché. Cercò di immaginare di vivere così a lungo, osservare lo scorrere della storia, le guerre e i grandi personaggi del passato. Se fosse diventata un vampiro, avrebbe potuto assaporare la stessa esperienza?
<< Susan è entrata a far parte dei Rowles di Londra, si è subito adattata alla nuova vita di vampiro. Le piaceva essere così forte, e nei primi anni da neonata si vendicò di tutti coloro che, quand’era umana, l’avevano spinta verso quel gesto estremo. Si era suicidata perché aveva perso sé stessa, Bella. E trasformandosi, le cose erano migliorate.>>
<< Quindi diventare un vampiro non è sempre un’esperienza traumatica.>>
<< Non lo è, se odi la tua vita umana.>>
<< Che cos’è successo a Susan dopo la sua trasformazione?>>
<< Ha iniziato a lavorare per i Volturi, come gran parte dei Rowles. Sono circa una decina di membri, un clan abbastanza potente da tenere in pugno Londra da oltre quattro secoli. Susan e Lance hanno vissuto a lungo a Volterra, ma lei era interessata solo ad incrementare i suoi poteri, a diventare più forte degli altri Rowles. Così fu rinnegata dalla Famiglia.>>
Bella si portò una mano alla bocca. Per un attimo, nella mente gli era scorsa l’immagine di una pazza fuori da ogni controllo. Una ex suicida esaltata dai nuovi poteri, che tentava in ogni modo di migliorarli bevendo sangue umano. << Era pericolosa?>> domandò.
<< Molto.>> disse Edward. << E’ molto conosciuta, fra tutti i vampiri. Pendeva una grossa taglia sulla sua testa e i Volturi, fin dal 1990, non hanno mai smesso di cercarla. Nessuno sa dove abbia vissuto in questi anni. Sappiamo solo che pochi giorni fa, nel centro di Londra, un agente di polizia è riuscito a ucciderla, senza motivi apparenti. Gli sono bastati cinque colpi di pistola per mandare all’altro mondo uno dei vampiri più ricercati al mondo.>>
Bella inspirò profondamente. << Esiste una spiegazione logica a tutto questo?>>
<< Carlisle sostiene che alcuni umani siano a conoscenza della nostra esistenza, e che abbiano escogitato un modo per sbarazzarsi di noi.>> disse Edward, in un sussurro. << E’ per questo che sono così ansioso, in questi giorni. La morte di Susan Rowles ha gettato nello scompiglio tutte le Famiglie di Vampiri della Terra, Bella. Non c’è clan che non abbia ricevuto la notizia.>>
Bella gli afferrò istintivamente la mano, fredda e dura come il marmo. La portò sulla propria guancia bollente e la strinse a sé con più vigore, e fu come avere un blocco di ghiaccio a contatto con la pelle.
<< Andrà tutto bene.>> lo rassicurò. << Penso sia solo un incidente. Non si accorgeranno mai di voi, né saranno tanto stupidi da darvi la caccia.>> Pronunciare la parola “umani” le costò troppo caro. Con la gola secca e gli occhi umidi, si sforzò di proseguire a parlare. Era il suo turno per dimostrarsi forte. Più di quanto Edward si aspettava. << Voi non potete morire.>>
 
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andrea cullen
view post Posted on 27/10/2008, 16:58




fantastico...ico sl questo...aspetto cn ansia il seguito....
 
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Apple90
view post Posted on 27/10/2008, 21:58




Hei grazie mille.
Fin'ora sei l'unica lettrice a recensire questo cap e ne sono molto orgogliosa :) Ringrazio cmq tutti quanti per i bei commenti! Me ne dimentico sempre... :cry: ... Aggiorno non appena mi tolgo un po' di compiti ^^
 
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20 replies since 8/10/2008, 16:25   351 views
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