Capitolo 2
Una scia antica
Quando Bella lasciò il pick-up nel parcheggio della scuola, due giorni dopo, lo strano formicolio alla nuca la colse del tutto impreparata. Le sopraggiunse come un fulmine a ciel sereno, così improvviso e furtivo da farla trasalire. Per la terza volta nell’arco di poche ore, aveva come la certezza che qualcosa o qualcuno la stava osservando senza che lei potesse accorgersene. E l’idea che la splendida giornata assolata avesse tenuto Edward lontano dalla scuola non contribuì a tranquillizzarla.
Poco più in là, all’imbocco del parcheggio, una Audi TT grigia era seminascosta nella penombra di un albero. I vetri oscurati le impedivano di vedere chi fosse seduto al suo interno. Non seppe perché, ma quella specie di sesto senso le disse di andarsene.
Bella ignorò la fuoriserie sportiva e s’avviò a grandi passi verso la scuola, dove Angela la stava aspettando con una pila di libri stretti fra le mani.
Si sforzò di pensare al suo pick-up, che Jacob aveva aggiustato nel giro di poche ore, riparando il danno grazie ai pezzi rimediati da un vecchio Dodge alla discarica di Port Angeles. Il suo adorato rottame, finalmente funzionante.
<< Sei sicura di stare bene, Bells?>> le chiese subito, squadrandola con aria apprensiva. << Hai uno strano colorito. Sembri più pallida del solito.>>
<< Come un vampiro.>> soggiunse Ben, che era comparso al fianco di Angela.
Bella accennò a un sorriso. Non disse loro che, in una remota parte del suo stomaco, qualcosa aveva ruggito trionfante all’udire la parola
vampiro. Un miscuglio di paura e felicità, di stupore e di gioia, si stavamo insinuando in lei. Entro pochi giorni, se tutto fosse andato bene, sarebbe stata un vampiro sul serio.
Scherzò con Ben e Angela lungo il corridoio e scacciò via la sensazione di pericolo alla vista di quell’auto nel cortile della scuola.
Una casualità. Pensò.
Una semplice casualità.
A fine mattinata, si ritrovò a mangiucchiare svogliatamente il suo arrosto nella mensa, affiancata ormai dalla presenza fissa di Angela. Perfino Jessica, dall’altra parte del tavolo, ogni tanto le lanciava un’occhiata incuriosita, come se il muro che si era eretto fra loro non fosse altro che un miraggio.
<<… per non parlare dell’ultimo film di Roland Zemmerick,
Il tormento dei Dannati, ho visto il trailer su YouTube. E’ assolutamente da vedere!>> stava dicendo Ben, con il suo solito entusiasmo da cinefilo incallito. << Dovrebbe uscire venerdì prossimo. Un’ultima rimpatriata prima degli esami.>>
Bella sospirò e si sforzò di guardare da un’altra parte. Ogni volta che le ricordavano la data del diploma, provava un’irrimediabile sensazione di disagio. O forse paura?
Mike Newton le passò davanti con il vassoio il precario equilibrio, occupando il posto vuoto di fronte a lei.
<< Sei dei nostri, Mike, vero?>> Ben raccontò da capo il trailer dell’ultimo Horror in uscita nelle sale, ma Mike sembrava faticare a udirlo. Era impegnato a osservare Bella di sottecchi, fra un boccone e l’altro, approfittando dell’attimo in cui nessuno li stesse osservando per rivolgerle la parola. In assenza di Edward, la maggior parte dei suoi amici faticavano a notare la sua presenza, come una mosca pianta rintanata nel suo angolo in fondo alla mensa.
<< Possiamo mangiare qualcosa a Port Angeles prima del film, eh, Mike?>>
<< Oh, sì, Ben. Credo di sì.>> borbottò Mike.
<< Perfetto.>> esclamò Ben, che diede per scontato la presenza di Angela. Il suo sguardo, dopo aver ottenuto la maggior parte dei consensi lungo la tavolata, ricadde inesorabilmente su Bella. << Bells?>>
Bella lo fissò come si fissava il vuoto durante una lezione noiosa di matematica. << Non lo so.>>
<< Oh, andiamo, è l’ultima serata che potremo passare insieme prima del diploma!>> esclamò Angela.
<< Lo diremo anche a Edward.>> precisò Ben. << E ognuno di noi potrà invitare anche altri amici, perlomeno la compagnia sarà più numerosa.>>
<< Questa è un’ottima idea.>> fu il commento di Jessica.
E Bella si ritrovò ad annuire, senza quasi aver assorbito ciò che era accaduto, la testa persa fra mille pensieri.
All’uscita, l’Audi TT era ancora lì, nello stesso posto, con i suoi vetri scuri e la vernice color metallo scintillante sotto i tiepidi raggi di sole. Bella ebbe un tuffo al cuore, quando la vide. Richiamò a sé tutte le sue forze e proseguì diritta tentando inutilmente di calmarsi, in preda a quel fastidioso formicolio alla nuca che ormai aveva iniziato a perseguitarla.
Chiunque sia l’autista, mi sta osservando.
C’è qualcuno là dentro. E sta guardando me. Bella Swan.Ne era certa.
Salì frettolosamente sul suo pick-up e avviò rumorosamente il motore, ficcandosi le cuffie dell’I-pod nelle orecchie prima che il panico potesse travolgerla del tutto. Uscì dal parcheggio senza degnare di uno sguardo Jessica e Sarah – nuovo membro della compagnia, arrivata a Forks durante la seconda metà dell’anno. Sarah Spencer era il tipo di ragazza che tendeva a etichettare le persone prima di conoscerle veramente. Lei e Bella si erano rivolte a stento la parola un paio di volte, e Sarah non parve impensierirsi del suo comportamento. Contrariamente a lei, Jessica mosse istintivamente gli occhi in direzione del pick-up. Bella la intravide nello specchietto retrovisore. Un attimo dopo, la sua immagine fu oscurata dal muso aerodinamico e arrotondato della Audi TT. Si stava muovendo, incanalandosi in coda in attesa di uscire dal parcheggio. Dietro di lei.
Bella inghiottì un groppo di saliva che le attanagliava la gola. Edward, dove sei finito? La sua insolita mania di cacciarsi nei guai si stava manifestando più frequentemente da un anno a quella parte. Perché proprio in quel momento, poco prima dei suoi esami?
Si allontanò dalla scuola percorrendo a velocità sostenuta la via principale, che tagliava in due la città di Forks come due spicchi identici di una mela. L’Audi presto scomparve nel traffico, ma ogni tanto faceva capolino nello specchietto, mimetizzata fra gli altri veicoli nel famigliare ingorgo dell’ora di pranzo.
Bella prese una decisione affrettata. Il sole era troppo cocente e non avrebbe potuto contare sull’aiuto dei Cullen. Senza riflettere, inserì la freccia direzionale e si mosse nell’altra corsia, inserendosi nella rotonda successiva per cambiare repentinamente direzione. Imboccò la statale e si diresse verso La Push.
Due miglia più tardi, i contorni metallici della Audi apparivano e scomparivano ad ogni curva, seminascosti nella volta vegetazione del bosco. Il suono ruggente del motore maledettamente vicino.
Bella tenne stretto il volante con una mano, mentre con l’altra perquisiva il vano portaoggetti alla ricerca del cellulare. Lo trovò pochi istanti dopo, e compose meccanicamente il numero di Charlie. Rispose la segreteria telefonica. Attese il bip prima di parlare.
<< Faccio un salto da Jacob. Credo di avere di nuovo problemi con il Pick-up. Cercherò di essere a casa per cena.>> La sua bugia aveva avuto un effetto particolarmente sincero. In fondo, chiunque avrebbe creduto all’idea che il vecchio Chevy si fosse rotto per l’ennesima volta.
Dopo aver inviato il messaggio vocale, controllò di nuovo lo specchietto retrovisore.
Al confine che separava il territorio dei Cullen da quello dei licantropi di La Push, la Audi TT si era fermata sul ciglio della strada, immobile, con i fari accesi che proiettavano una strana sfumatura bluastra nella foresta.
Bella, sollevata, pigiò con veemenza l’acceleratore e sentì il pick-up emettere un lamento sordo.
<< Che cos’è successo?>> domandò Jacob, allarmato, quando la vide arrivare trafelata nello spiazzo ghiaioso di fronte al suo garage. Si ripulì le mani nei pantaloni intrisi di olio e la raggiunse, stringendola in un abbraccio protettivo. << E’ accaduto qualcosa, non è vero? Ti prego, Bella, dimmi ogni cosa.>>
Bella lo allontanò da sé per riuscire a respirare. Il suo corpo era bollente ed emanava un leggero odore di sudore. Doveva essere rinchiuso nel garage a lavorare fin dal mattino.
<< Non lo so, Jake. Qualcuno mi stava seguendo, fuori dalla scuola. Ho avuto paura, e sono venuta qui.>> D’improvviso si sentì sciocca e impacciata. << Era un’auto sportiva. All’uscita ha iniziato a seguire il mio pick-up. Ho fatto inversione e mi sono diretta verso La Push per timore che potesse capire dove abitavo.>>
<< Dove si trova adesso?>> ringhiò Jacob.
<< Si è fermata al confine.>> mormorò Bella.
<< Succhiasangue.>>
<< Non lo so, Jake. Non so davvero a cosa pensare.>>
<< L’unico modo per scoprire che cosa vogliano, è trovarli. Se dici che si sono fermati al confine, significa che conosco bene il territorio e le nostre leggi.>> Storse il naso, annusando l’aria. << Puzzi di sanguisuga, Bella. Così forte da coprire gli altri odori nelle vicinanze.>>
<< Non sei l’unico a criticare il mio odore.>>
Jacob le prese una mano e la trascinò nel garage. Una vecchia Nissan senza pneumatici era stata stipata accanto alle loro motociclette, con il cofano aperto ed alcuni attrezzi sparsi tutt’intorno, insieme a un secchio di vernice verde. Accatastati negli scaffali di metallo, alcuni paraurti arrugginiti e un alettone.
<< Dove hai trovato questa roba?>>
<< Nello stesso posto in cui ho rimediato la tua cinghia di distruzione, Bells. In discarica.>>
Bella trovò la forza per sorridere. << Non smetti mai di stupirmi.>>
<< Tu, invece, per niente.>> le fece eco Jacob. << Riesci sempre a cacciarti nei guai.>>
*°*°*°*
Embry e Quil giunsero sulla spiaggia di La Push al tramonto, accompagnati da un altro Quileute che Bella non conosceva. Era un ragazzone massiccio con la mascella squadrata e gli occhi troppo vicini fra loro, al di sotto di un naso schiacciato come quello di un pugile. Portava i capelli rasati a zero e un orecchino gli brillava all’orecchio sinistro. Del terzetto, era l’unico a essere a torso nudo. Gli altri due indossavano vecchie t-shirt sgualcite con gli evidenti segni delle zanne, lacerate e intrise di terra. Avevano pattugliato il territorio in lungo e in largo, per ordine di Sam e Jacob. Dalle loro espressioni cupe, dovevano aver trovato qualcosa.
Jacob e Bella, che erano rimasti ad attenderli seduti sul vecchio tronco d’albero in riva al mare, si alzarono meccanicamente in piedi al loro arrivo. Una scia di brividi le corse lungo la schiena, mentre Embry estraeva un minuscolo pezzo metallico da una tasca e lo porgeva a Jacob.
Lui lo annusò, per poi rigirarselo fra le grosse mani ruvide e bollenti. << E’ un componente dei fari di un’auto.>> Continuò a perlustrare l’oggettino, quasi fosse una reliquia preziosa. << Una vita di giuntura. E’ saldata da un lato.>> Sollevò lo sguardo e lo fece scorrere su tutti i presenti, fino a soffermarsi su Embry. << Credo sia di un Led di posizione. Sono luci molto particolari, che emanano un fascio di luce a metà fra il bianco e l’azzurro. Solo le auto sportive hanno una dotazione del genere.>>
<< La Audi.>> squittì Bella, in un sussurro.
<< Dove l’avete trovato?>> proseguì Jacob, secco.
<< Nei pressi del confine ovest.>> rispose il terzo Quileute, con voce roca. << Abbiamo seguito le tracce lasciate dagli pneumatici. C’era odore di Freddi nelle vicinanze, ma non ci è stato concesso proseguire oltre.>>
<< L’auto ha fatto inversione di marcia prima del confine ed è tornata indietro.>> soggiunse Embry. << Si è allontanata verso il territorio dei Cullen.>>
Una vampata di calore investì il viso di Bella, che divenne presto paonazzo. Era stata così stupida da spaventarsi al primo segnale d’allarme. E se Edward o uno dei suoi fratelli avesse cambiato auto e si fosse diretto a scuola proteggendosi dal sole, per farle una sorpresa? Si era comportata come una bambina. Cercò immediatamente il cellulare a tentoni nella sua testa, mentre i quattro Quileute continuavano a discutere fittamente, guardinghi e preoccupati.
<< Non era uno dei Cullen, se è ciò che ti stai chiedendo.>> disse d’improvviso Quil, che era rimasto in silenzio fino a quel momento. Bella alzò lo sguardo e vide i suoi occhi scuri proiettati su di sé. << Era un odore nuovo. Molto più… antico.>>
<< Che cosa intendi per antico, Quil?>> gli chiese subito Bella.
Il ragazzo si strinse nelle spalle. << Tarek è infallibile, se si tratta di riconoscere i Freddi. Lo abbiamo chiamato apposta da Port Angeles, avevamo bisogno di aiuto.>> Indicò il ragazzo robusto dalla testa calva, e sghignazzò tetramente. << Lui con i Freddi ormai è abituato a conviverci. Ne ha scacciati più di chiunque altro, qui a La Push.>>
<< Per antico significa che il Freddo vive da molto tempo. Più vivono a lungo, più la loro scia è intensa. Saprei annusare quel Freddo nell’aria a trenta miglia di distanza.>> Tarek si passò una mano nei capelli radi. << E’ solo il mio istinto.>>
<< Non essere modesto, Rek.>> lo rimbeccò Embry. << E’ grazie a lui che abbiamo rimediato quel pezzo di metallo. Sapevamo che Jake l’avrebbe riconosciuto. E’ un buon meccanico.>>
<< Grazie, ragazzi.>> Jacob diede una generosa pacca sulla schiena a Quil, che rispose con un ringhio che poco aveva di umano, accompagnato da un sorriso selvaggio. << Avviserò Sam, questa sera. Credo sia meglio pattugliare i confini nei prossimi giorni, se per caso il succhiasangue torni sui propri passi. Inoltre, se l’ha seguita fin qui, probabilmente sa anche dove abita.>> E guardò Bella, ansioso. << Devo fare due chiacchiere con il tuo Edward.>>
<< Come vuoi.>> bofonchiò Bella.
<< Non credo ci siano grandi problemi a trovarlo.>> disse di rimando Embry, con una scrollata di spalle che espresse tutta la sua rassegnazione. << Anche lui si trova vicino al confine, da circa venti minuti. Ho annusato la sua presenza mentre vi raggiungevamo alla spiaggia.>>
<< Perfetto.>> ruggì Jacob. Prese Bella per mano. << Ti riaccompagno da lui.>>
<< Veniamo con te.>> annunciarono Embry e Quil all’unisono, ma Jacob li respinse educatamente con un cenno della mano.
<< Voi avete fatto fin troppo. Non sarà un problema parlare faccia a faccia con Cullen. E’ un succhiasangue, ma fin’ora non ha mai infranto le regole.>> Un attimo dopo, stavano già percorrendo affrettatamente il sentiero che risaliva verso l’insediamento di case di La Push.
Convennero che lasciare il pick-up nel garage di Jacob fosse la mossa più azzeccata, dal momento in cui il vampiro a bordo della Audi l’aveva visto e seguito. Fino a quando non avrebbero trovato maggiori informazioni sul suo conto – o sulle sue intenzioni – Jacob l’avrebbe tenuto sotto un telo vicino al garage.
Raggiunsero il confine a bordo della Golf di Jacob, che emetteva un rumore cupo ogniqualvolta sterzava. La musica di sottofondo dell’autoradio non bastò a placare la tensione, sempre più palpabile all’interno dell’abitacolo.
<< Non devi avere paura, Bella.>> la rassicurò Jacob. << A La Push sei al sicuro. Ti proteggeremo.>>
La Wolkswagen rallentò sul bordo della carreggiata, fermandosi a una trentina di metri dalla Volvo argentata: appena visibile dietro un cumulo di cespugli. Jacob scortò Bella come un segugio nel breve tragitto, e sentì il respiro dell’amico farsi più affannoso man mano che la distanza diminuiva. Quando ebbero raggiunto la Volvo, la portiera si aprì e si richiuse con un tonfo attutito. Edward era in piedi accanto all’auto, avvolto in una giacca dal colletto alto che gli nascondeva la parte inferiore del viso, gli occhi castano-dorati che scintillavano nella semioscurità.
<< Ciao.>> Fu Jacob a rompere il ghiaccio.
<< Ciao, Jacob.>> Edward rispose educatamente al suo saluto, poi il suo sguardo guizzò immediatamente su Bella. Non servirono parole per capire quanto fosse stato in pensiero per lei.
Bella non resistette e gli corse incontro, allacciandogli le braccia al collo. Avvertì il contatto freddo con il suo petto. La differenza di temperatura fra un vampiro e un licantropo era impressionante.
<< Sali in macchina, per favore.>> le disse Edward a mezza voce. Le accarezzò i capelli. Poi parlò così piano che il suo sussurro le risultò quasi impercettibile, come un soffio di vento o un fulmineo suono nella notte. << Vuole che parliamo da soli, piccola.>>
Bella obbedì. Non trovò la forza di opporsi. Edward aveva letto nel pensiero di Jacob, e se era ciò che volevano entrambi avrebbe rispettato la loro scelta. Intanto – pensò fra sé e sé – avrebbe sentito lo stesso.
Si accomodò sul sedile del passeggero e lo reclinò leggermente indietro, appoggiandosi comodamente in attesa di udire le loro voci. Entrambi le stavano dando le spalle, le sagome riflesse sotto i raggi rosso sangue del tramonto. Un lupo e un vampiro, insieme, per lei. Perché la situazione sembrava tale da obbligarli a giungere a un compromesso.
<< Uno dei vostri si è fermato in prossimità del confine, oggi.>> disse Jacob, che parlò tutto d’un fiato. << Ha seguito Bella fin dalla scuola a bordo di un’auto sportiva. Un’Audi TT color argento. Ti suona vagamente famigliare?>>
<< No.>> Edward scosse tetramente il capo. << Ha varcato il confine?>>
<< Conosceva le leggi. L’ha seguita fin qui.>> Jacob disegnò una linea immaginaria sull’asfalto con un piede, le mani nelle tasche dei jeans. << Poi è tornato indietro. Ha lasciato un ricordino della sua presenza. Deve averlo perso mentre ripartiva.>> Mostrò a Edward il microscopico bullone con l’aria fiera di un investigatore. << E’ un Led.>>
<< Lo so.>>
<< Controlleremo i nostri confini, d’ora in avanti.>>
<< Faremo la stessa cosa. Non ho idea di chi possa essere, e voglio saperlo al più presto.>> promise Edward. << Se hai qualche novità, ti prego di informarmi.>>
Jacob annuì. << Dobbiamo controllare il bosco, vicino a casa Swan. Molto probabilmente quel vampiro sa dove abita. Conosce la targa del suo pick-up ed è riuscito a trovarla a scuola. Qualsiasi cosa voglia da Bella, dobbiamo impedirgli che la trovi.>>
<< A questo penserò io.>> lo rassicurò Edward, educato. << Buona serata, Jacob.>>
Jacob aprì e richiuse la bocca in un suono muto, senza trovare la forza per replicare.
Edward salì in macchina ed allacciò la cintura di sicurezza con un cenno disinvolto. Stava bluffando. Bella glielo lesse negli occhi, nel breve istante in cui la guardò. Era seriamente preoccupato per lei, si muoveva a scatti ed evitava in ogni modo i suoi occhi. La situazione gli era sfuggita di mano, o qualcosa non era andato per il verso giusto?
Bella sventolò la mano in direzione di Jacob, mentre la Volvo ripartiva verso Forks. Lo osservò farsi sempre più piccolo nello specchietto retrovisore fino a scomparire del tutto, nient’altro che una minuscola macchia scura nel crepuscolo.
<< Perché non mi hai telefonato?>>
Bella si strinse nelle spalle.
<< Ero sul punto di entrare nel loro territorio, di uccidere Jacob ancor prima che mi rivolgesse la parola. Ma non l’ho fatto.>> E piano soggiunse. << Per te.>>
Non stava scherzando. Era freddo e impassibile come due notti prima, quando l’aveva aspettata in camera appoggiato alla parete. Teneva le mani rigide sul volante e guidava troppo veloce attraverso il bosco, ingranando rabbiosamente la marce con un grattare ruggente del motore.
<< Non sapevo che altro fare, a parte rifugiarmi a La Push.>>
<< Sei stata fortunata. Se quel vampiro avesse varcato il confine della riserva e infranto il patto con i licantropi, di certo a quest’ora non saremmo qui a discuterne. E tu non saresti viva.>>
<< E nemmeno Jacob.>>
<< Era scontato.>>
<< Ma stiamo bene. L’importante è questo, no?>> Bella tentò in vano di farlo sorridere, ma non ci riuscì. << Voglio dire, poteva andare peggio. L’hai detto anche tu. Lo so, non avrei dovuto tenerti all’oscuro di cosa stava succedendo. Ma c’era il sole, non potevi uscire e mettere a repentaglio la tua…>> Si fermò un istante. Non ebbe il coraggio di pronunciare la parola “vita”. Sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. << Mi sono nascosta a La Push. Lo sai benissimo anche tu, Edward, con Jake e gli altri sono al sicuro. Ho lasciato il pick-up nel suo garage.>>
<< Dormirai a casa mia finché non l’avremo scovato.>> sentenziò Edward. E, per l’ennesima volta, le lasciò intuire che non era una domanda. << Ne ho già parlato con Charlie. Lo ha chiamato Alice. Ha acconsentito.>>
Le sembrava impossibile che stesse dicendo la verità. Suo padre aveva accettato che lei dormisse a casa di Edward, sotto il suo stesso tetto?
<< Alice gode di maggiori simpatie rispetto a me.
Penso tu ne sia al corrente.>>
<< Vagamente.>>
<< Ed è incredibilmente persuasiva.>>
<< Non avevo dubbi.>> Bella gli sorrise di nuovo. Mosse la mano sul cambio, che Edward stava stringendo convulsamente. Sfiorò il suo dorso freddo finché lui non si volse, i loro sguardi si incrociarono intensamente per qualche breve istante, che le parve un’eternità.
<< Qualsiasi cosa tu stia pensando di me, sappi che non avevo intenzione di ferirti.>> disse Bella, sincera. << So benissimo che Alice non ha potuto… vedermi. Ero in compagnia di Jake e gli altri, me ne rendo conto. Ma sto bene, okay? Starò con te, d’ora in avanti. Voglio saperne di più su questa faccenda. Per quanto ne sappiamo, potrebbe trattarsi dei Volturi.>>
<< E’ fuori discussione.>> sbottò Edward. << I Volturi non viaggiano con fuoriserie sportive.>>
<< Era un’ipotesi.>>
<< Scartata.>>
<< Chi altro potrebbe essere?>>
<< Non lo so. Dimmelo tu.>> replicò Edward. << Sono un vampiro. Non un veggente.>>
<< E io non possiedo la vista di Superman, non vedo attraverso le cose. Aveva i vetri oscurati.>>
<< Questo complica leggermente le cose.>>
Bella tornò a rannicchiarsi sul sedile. Si era cacciata in un altro guai. L’innumerevole. E dal sorriso spento che Edward si sforzò di rivolgerle, capì che le cose non si sarebbero risistemate facilmente.
Attendo con ansia i vostri commenti!